Ungheria, neonazista si pente dopo aver scoperto di essere ebreo

AttualitàUngheria, neonazista si pente dopo aver scoperto di essere ebreo

di Alessandra Boga

Era già successo nel 2010 ad una coppia di neonazisti polacchi, e ora la storia si ripete in Ungheria. Csanàd Szegedi, 31 anni, eurodeputato appartenente al partito neonazista Jobbik, si è dimesso dopo una sconcertante scoperta: quella di essere ebreo. Proprio così: lui che faceva il saluto romano, invocava “Magyarorszag a magyaroke!”, “l’Ungheria agli Ungheresi” scagliandosi contro gli ebrei (con il solito mantra del “complotto ebraico”), scagliandosi contro i Rom, i Sinti, gli immigrati e, naturalmente, i liberali e i comunisti, è venuto a sapere che la nonna materna, Magdolna Klein, era scampata ad Auschwitz, e il nonno, Imre Molnar Meisels, ai campi di lavoro. Molti altri parenti, sempre per linea materna, erano invece morti durante la Shoà. Per tradizione l’ebraismo viene “ereditato” per linea materna (a differenza per esempio dell’Islam, che viene invece “ereditato” per linea paterna); perciò “non c’è nulla da fare”: il neonazista Csanàd Szegedi è ebreo. La sua scoperta risale allo scorso anno, ma è trapelata solo ora. Lui si è dimesso dal partito, ma non dalla carica di europarlamentare, che ricopre come indipendente, ed è sparito per un po’ di tempo. Troppo violente sono state le critiche di alcuni ex amici, mentre altri (che facendo alcune ricerche hanno avuto conferma delle origini ebraiche del collega), gli hanno chiesto di tornare sui suoi passi e di non lasciare il Jobbik, per dimostrare che no, non è un’organizzazione antisemita. Ma ormai Csanàd sapeva, e non poteva ignorare la religione di parte dei suoi parenti (nascostagli dalla madre per desiderio della nonna materna, ma fatta intuire quando lui aveva 17 anni con la frase: “Pensa se l’ebreo fossi tu”). Il giovane aveva anche capito il male che causa agli ebrei (e non solo) un partito come quello in cui militava e alle cui idee era stato educato dal padre (che continua ad essere antisemita).

Pentito, l’ex neonazista ha dichiarato: “Penso che ciò che conti non sia la razza ungherese, ma il comportamento da ungherese. Essere ungherese per me è una responsabilità verso la patria, e non ha nulla a che fare con la supremazia razziale”. E ancora: “Io sono stato una persona che procurava dolore agli altri, e peggio ancora quando parlavo di Rom o di ebrei istigavo all'odio anche contro i bimbi di quei gruppi”. “Non è questione di quello che voglio essere” (non riesce ancora a mandarlo giù Szegedi) “ma l’albero genealogico lo dice chiaramente, io sono ebreo”, ha ammesso anche in tv.

Non solo: ora è tornato alle sue radici: studia l’ebraico, frequenta la sinagoga, rispetta lo Shabbat e si è fatto persino crescere la barba lunga. Certo, ha ammesso: “Non ci riesco sempre”, a rispettare tutte le regole della sua “nuova religione”, in particolare per quanto riguarda la cucina kasher, ma ce la sta mettendo tutta. Anche perché ha capito che “posso continuare a vivere il mio conservatorismo come ungherese e fedele di religione ebraica. Sono sempre un timorato di Dio rispettoso dei valori tradizionali della famiglia, ma da ebreo, non più da calvinista”.

E non ci pensa minimamente a scusarsi con gli ex colleghi: perché mai dovrebbe scusarsi lui perché metà della sua famiglia è morta ad Auschwitz?

 

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