Non si rischia di aumentare la corruzione?

AttualitàNon si rischia di aumentare la corruzione?

di Elena Lattes

Meno di due settimane fa le agenzie di stampa internazionali pubblicavano la notizia che l'Unione Europea, in occasione della visita di Barroso in Medio Oriente, donava all'Autorità Palestinese 25 milioni di dollari (circa 20 milioni di Euro). Il primo ministro Fayyad, ringraziando, lodava la UE come primo donatore.

Non molti giorni dopo (la settimana scorsa per la precisione) diverse agenzie di stampa hanno pubblicato la notizia che l'Arabia Saudita ha stanziato 100 milioni di dollari statunitensi in favore dell'Autorità Palestinese “per aiutarla – così viene raccontato -  a superare la crisi finanziaria che sta affrontando”.  Ufficialmente, infatti, questi soldi servirebbero a pagare gli stipendi dell'apparato burocratico facente capo a Ramallah, così come quelli europei servirebbero a costruire edifici per la polizia, per istituzioni scolastiche e altro ancora.

Ma sarà veramente così?

Alcuni politici americani in questo stesso periodo hanno accusato Mahmoud Abbas di aver depositato quasi 13 milioni di dollari americani in un conto bancario segreto e di aver approfittato dello stallo nel processo di pace per usare a fini personali i suoi legami politici. Le accuse a riguardo, riportate da alcuni siti statunitensi, proseguono affermando che Abbas, in questi sette anni di presidenza, si è arricchito appunto attraverso accordi segreti riguardanti i territori e ha aiutato i suoi due figli a guadagnare milioni di dollari attraverso partecipazioni in enti che approfittano degli aiuti assistenziali statunitensi.

Tutto questo non è nuovo, chi si occupa anche in maniera saltuaria, di informazione sul Medio Oriente si imbatte spesso in questo genere di notizie. Almeno due volte nel corso degli ultimi dieci anni alcuni parlamentari europei hanno chiesto a gran voce di avere resoconti ufficiali di come i nostri contributi all'Autorità Palestinese vengono utilizzati. Ovviamente pare che queste richieste siano rimaste inattese.

Vero è che la strategia più comune tra gli Stati è quella di aiutare il nemico del proprio nemico nella speranza di trovare un alleato o almeno che questi si riveli un nemico meno nocivo del primo (di quello comune).

Quante volte, però, questa politica si è, a lungo andare, rivelata fallace? Basti pensare agli aiuti americani a gruppi di fondamentalisti islamici per combattere l'Unione Sovietica. In fondo l'Autorità Palestinese, sia prima con Arafat sia ora con Abu Mazen, non ha mai abbandonato l'idea di estendersi “dal fiume al mare”, prendendo il posto di Israele... Non ha cambiato posizione, nonostante abbia ricevuto notevoli aiuti anche dagli stessi governi israeliani (l’ultimo di questi giorni, di ben 45 milioni di dollari!)

Un altro dubbio che finora non è stato risolto: finanziare un'entità che è perennemente in deficit e che approfitta di questi aiuti per far arricchire solo i propri dirigenti, mantenendo la popolazione sotto la soglia di povertà per poter poi chiedere altri aiuti in una spirale senza fine, a cosa porterà nel medio e lungo termine?

Non sarebbe più utile che l'Unione Europea e il cosiddetto occidente, invece di negare aiuti ai componenti interni (vedasi la crisi che attanaglia tutti i Paesi del Mediterraneo, Grecia e Spagna in primis), per usare una famosa metafora, insegnassero ai Palestinesi a pescare, invece di offrire loro i migliori pesci su piatti d'argento?

 

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