EventiUna voce fuori dal coro del moderno negazionismo
di Alessandra Boga
Significativa la manifestazione che ha avuto luogo mercoledi scorso davanti alla sede dell’Unesco a Roma (Piazza di Firenze, 27, a pochi passi dal Parlamento), promossa dal quotidiano Il Foglio per protestare contro la risoluzione su Gerusalemme dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (in inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), secondo cui il Muro Occidentale, più conosciuto come Muro del Pianto, è solo un luogo islamico.
Tale risoluzione, parlando di “Palestina occupata” – e qui per ribattere esaurientemente, dovremmo ripercorrere la storia del conflitto israelo-palestinese –, nega ogni diritto di Israele alla gestione dei luoghi sacri ebraici e comuni alle altre due delle cosiddette “tre grandi religioni monoteiste”, situati nella parte Vecchia di Gerusalemme, e - fatto che ha indignato ancora di più lo Stato ebraico – esige che venga usato soltanto il nome islamico, al-Haram al-qudsī al-sharīf, chiamato in italiano Spianata delle Moschee, per indicare il complesso della Moschea di Al - Aqsa e della Cupola della Roccia, sebbene esso sia nato col nome ebraico di Monte del Tempio e comprenda il Muro del Pianto o Muro Occidentale, cioè il basamento del Tempio ebraico di Gerusalemme distrutto nel 70 d.C. dai soldati romani di Tito, figlio dell’Imperatore Vespasiano e suo futuro successore.
Ebbene, la manifestazione avvenuta martedì 19 ottobre a Roma, alla quale hanno aderito in molti con molte bandiere israeliane (foto), aveva lo scopo di “trasformare la sede dell’Unesco nel nostro Muro del Pianto: portando di fronte alla sede italiana dell’organizzazione le lettere del Foglio e dei nostri lettori per spiegare che cancellare la storia di Israele non è Educazione, non è Scienza, non è Cultura: è semplicemente una Shoah culturale”, ha spiegato Claudio Cerasa, successore di Giuliano Ferrara.
Inoltre i manifestanti hanno voluto far sentire la loro voce contro il fatto che l’Italia, membro dell’Unesco, si sia astenuta dal pronunciarsi – e possibilmente contro – la risoluzione anti-semita, anti- israeliana ed anti- storica. Il governo italiano è di fatto contrario ai risultati del voto, ma né il presidente del Consiglio Matteo Renzi né il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni hanno fornito dei chiarimenti.
Eppure, facciamo nostre le parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu, la (assurda) decisione dell’Unesco equivale a dire che "la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l'Egitto con le Piramidi" – lo stesso Egitto che tra l’altro ha espresso voto favorevole alla risoluzione –.
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