StoriaTar Lazio e segreti sui crimini nazisti
di Fondazione critica sociale
Sarà il TAR del Lazio, in camera di consiglio l’8 maggio 2019, a decidere se le vittime, i superstiti e i parenti dei sopravvissuti alle stragi e alle deportazioni nazifasciste debbano ancora subire il segreto voluto dallo Stato, nella loro interminabile battaglia per la giustizia e i risarcimenti da parte della Germania.
Come se non fosse bastato l’occultamento per mezzo secolo dell’Armadio della vergogna, contenente i fascicoli con le indagini degli Alleati sui crimini di guerra commessi dai tedeschi, oggi sembrano inaccessibili le motivazioni che spingono l’Avvocatura dello Stato a muoversi contro i cittadini, prendendo la difesa di Berlino, nelle cause civili contro la Germania. Eppure fare causa è un diritto riconosciuto alle vittime da una sentenza della Corte costituzionale (la n. 238/2014) che ha reso illegittima quella, di segno opposto, della Corte dell’Aia del 3 febbraio 2012.
Le istanze di accesso civico generalizzato, che riguardano gli atti sull’operato dell’Avvocatura dello Stato, presentate dal magistrato Luca Baiada, come privato cittadino, all’Avvocatura e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono state rigettate in quanto: “Categorie di documenti inaccessibili nei casi di segreto o di divieto i divulgazione previsti dall'ordinamento”. Parziale rigetto anche per l’istanza di riesame presentata al Responsabile della Corruzione e della Trasparenza dell’Avvocatura dello Stato.
Della difficile giustizia e dell’Avvocatura si è parlato a lungo anche nel convegno Stragi e deportazioni nazifasciste: per la giustizia e contro l’ambiguità, organizzato alla Fondazione per la critica sociale, tenutosi a Palazzo Madama nel marzo scorso: “Sono convinta che le classi dirigenti abbiano il compito di completare quel percorso di verità che per troppi anni è stato ignorato ed è stato rimosso; a partire dalla necessità di dare piena effettività ai pronunciamenti giudiziari, sia per l’esecuzione delle sentenze sia per la liquidazione dei risarcimenti”; la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
“Come fanno i religiosi a tacere, come fanno i capi di Stato a tacere? Come fa tutto il mondo a tacere? E devi anche assistere, diventata vecchia – dopo aver già sopportato, dopo aver sopportato te stessa per tanti anni, dopo essere anche abbastanza guarita nelle ferite – rivedere che non solo l’Armadio della vergogna è rimasto lì, mezzo aperto e mezzo chiuso, ma che si riapre un’altra vergogna, del detto e non detto”; la senatrice a vita Liliana Segre.
“Certe cose non possono essere dimenticate, non vanno dimenticate, non è un modo di dire la memoria… no, è un fatto serio”; così Giuseppe Tesauro, presidente emerito della Corte costituzionale, nel ripercorrere le vertenze che hanno portato alla sentenza della Corte del 2014, della quale è stato relatore ed estensore: “E ai nostri giovani che pochi valori hanno e ai quali pochi valori possiamo tramandare, possiamo trasmettere quello della dignità della persona che è stata calpestata da queste vicende”.
“Un invito all’Italia a evitare l'ambiguità e a prendere una posizione: o si è a favore dell'immunità o si è contro l'immunità. Soprattutto quando siamo in presenza di crimini di guerra, di crimini contro l'umanità, non è possibile cercare una via di mezzo, non è possibile scendere a sottigliezze giuridiche”; Tullio Scovazzi, professore all’Università Milano-Bicocca.
“È importante che la lotta per la giustizia, che è in atto in Italia in tanti modi, prosegua e superi gli ostacoli che capziosamente vengono posti dalle cancellerie. Una volta tanto l’Italia dovrebbe essere orgogliosa dei suoi giudici, e non dovrebbe cercare di ostacolarli come sta facendo attraverso l’Avvocatura dello Stato e altre azioni”; il magistrato Domenico Gallo, presidente di sezione della Corte di cassazione.
Il magistrato Luca Baiada: “La Germania deve risarcimenti alle famiglie delle vittime, ed è in vista dei risarcimenti che le vittime fanno vertenze civili nelle quali la Germania esce sempre soccombente, malgrado la presenza di aiuti istituzionali che ci lasciano sbigottiti: uno di questi è la mobilitazione dell’Avvocatura dello Stato che per ordine governativo interviene nei processi civili”. “L’Avvocatura dello Stato è un’istituzione molto seria – ha precisato Baiada – che non agirebbe senza un ordine governativo”.
Spetterà quindi al TAR del Lazio, il prossimo 8 maggio, stabilire se le vittime, e tutti gli italiani, abbiano o meno il diritto di sapere chi, e perché, tenta ancora di impedire alla giustizia di fare il suo corso e ordina all’Avvocatura dello Stato di agire, peraltro inutilmente, contro gli interessi dei cittadini.
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