LibriLudwig van Beethoven Una nuova interpretazione della vita e delle Opere
di Elena Lattes
Un padre severo, frustrato, perfino alcolizzato e una madre assente e tetra furono la principale causa di un narcisismo così forte da rendere Ludwig van Beethoven una personalità borderline, alla continua ricerca di quell’affetto genitoriale che non ebbe da bambino, ma con l’istinto e “l’insofferenza per ogni legame trasceso in familiarità quotidiana”. Controversa fu anche la relazione che ebbe con la sua sordità: da adulto aveva il terrore di comparire in pubblico poiché se ne vergognava, ma in seguito la sublimò “nella atemporalità metafisica delle ultime opere.”
Così ci viene presentata la ricca biografia “Ludwig van Beethoven”, da Alessandro Zignani, scrittore, musicologo e germanista, pubblicata da Zecchini Editore: ”Come tutti i narcisisti, Ludwig faceva della propria violenza psichica un tributo fisiologico della genialità.” Nella formazione del suo carattere, così singolare, giocarono un ruolo fondamentale anche il fratello Carl e suo figlio Karl. Il famoso compositore ebbe con entrambi relazioni burrascose, ma con il primo si riconciliò quando questi si ammalò; se ne prese cura e quando morì diventò poi il tutore legale del figlio.
Ludwig ebbe seri problemi anche con la scuola: “abbandonò gli studi regolari così presto, che per eseguire una moltiplicazione procedeva ad una lunga serie di somme. Nemmeno le divisioni, sapeva fare”. Tuttavia, imparò quasi a memoria moltissimi autori e filosofi greci, latini e tedeschi: “I geni non sono colti, sono curiosi. Cercano ovunque visioni interiori che scatenino in loro il processo creativo.”
Indagando ogni noto aneddoto e passando spesso dalla vita privata ai fatti più salienti dell’epoca e viceversa, l’autore traccia un approfondito quadro psicologico, morale e storico di Beethoven, analizzando anche gli ambienti e i contesti nel quale crebbe e visse: pienamente immerso nel suo tempo, il compositore, allievo di Haydn e di Salieri, ebbe stretti contatti con alcuni famosi artisti dell’epoca come ad esempio Goethe e due celebri autori di teatro, Heinrich Collin e Franz Grillparzer. Fu attivo anche in politica sostenendo apertamente la Rivoluzione francese; successivamente divenne amico dell’Arciduca Rodolfo d’Asburgo, entrando sotto le sue ali protettive e dedicandogli il trio per Archi e pianoforte. Ebbe, in seguito, però, intensi rapporti anche con Napoleone, salvo poi diventare, “con zelo sospetto”, compositore del regime al Congresso di Vienna. A questo proposito è da segnalare anche il bello e molto evocativo scenario della capitale austriaca descritto da Zignani.
Dopo averne ampiamente illustrato e analizzato la vita, l’autore dedica la seconda metà del libro all’interpretazione della musica. Il volume è, dunque, diviso in due parti: la prima, più scorrevole e descrittiva, è la biografia vera e propria suddivisa in quattro periodi storici: l’infanzia, la permanenza a Vienna prima del 1815, la Vienna del Congresso ed infine la Vienna dopo il Congresso. La seconda, più tecnica e più consona agli “addetti ai lavori”, offre alcune chiavi di lettura interdisciplinari, soprattutto dal punto di vista storico, filosofico e psicologico, delle numerose composizioni: “Beethoven rimarca la separazione tra musica ‘pura’ e musica vocale, e lo fa sottoponendo, lungo tutto il movimento, il dialogo filosofico immaginario ad un sillogismo aristotelico, diviso, qual è, in tre parti”. O ancora: “Edipo uccide inconsapevolmente suo padre e giace ignaro con la madre. Beethoven liquida ‘papà’ Haydn con cinica sistematicità e per riposarsi giace con la pura Pamina del suo amato Flauto magico, che gli è madre di contaminazioni (...)”
A concludere (e impreziosire) il libro è un’importante bibliografia esegetica.
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