LibriLa famiglia Singer
di Elena Lattes
Dalla Polonia, al Belgio alla Gran Bretagna. E poi, ancora gli Stati Uniti e Israele. Sono questi i principali luoghi in cui si snodano le complesse e travagliate vicende di una famiglia molto particolare, i Singer, il cui componente più famoso sicuramente fu - e lo è tuttora – il terzogenito Isaac Bashevis che nel 1978 vinse il premio Nobel per la letteratura. La sorella più grande, Esther, si dedicò per prima alla scrittura, ma essendo donna nata alla fine dell’800 in quell’Europa orientale nella quale non vi era spazio per una qualunque attività femminile al di fuori dell’ambito familiare o che non fosse necessaria per la stretta sopravvivenza e in particolar modo per le espressioni artistiche, vide la sua più grande aspirazione sacrificata, soprattutto a causa delle frustrazioni e delle paure di sua mamma. Dopo Esther nacque il secondogenito, Israel Joshua, giornalista, anch’egli autore di importanti romanzi, come ad esempio “La famiglia Karnowski” e “I fratelli Ashkenazi”. Il quarto, Moshé, rimasto in Polonia, venne deportato dai russi in Siberia dove fu ucciso.
Esther ebbe un figlio, Morris, in arte Maurice, giornalista, corrispondente del Daily Telegraph e traduttore dei racconti che sua mamma scrisse in età ormai adulta, nonché autore de “La famiglia Singer”, pubblicata recentemente in Italia da Tre Editori. Un’autobiografia, quest’ultima, intrecciata con la saga familiare e le vicende storiche che hanno segnato il ventesimo secolo. Maurice, infatti, nasce ad Anversa nel 1913 e i suoi primi ricordi risalgono ai bombardamenti di Londra due anni dopo, dove i suoi genitori fuggono poco prima dello scoppio della guerra. Sono dunque le corse precipitose giù per le scale, il pensiero ai morti e feriti - pensiero che evidentemente si inserisce in una rielaborazione successiva - la paura dei topi nel rifugio antiaereo, ma anche il senso di sicurezza che prova sotto il caldo piumino o tra le braccia della mamma ad aprire il romanzo. La sua vita, non facile, prosegue con la frequentazione della scuola pubblica dove non mancano i pregiudizi nei confronti degli ebrei ed episodi di bullismo, gli studi privati di materie ebraiche, l’adolescenza, il primo lavoro come giornalista. E poi, ancora, l’ascesa del nazismo, la seconda guerra mondiale, di nuovo i bombardamenti su Londra, l’incontro con la futura moglie. Fra un capitolo e l’altro, compiendo viaggi a ritroso sia fisicamente avvenuti, sia sotto forma di flashback, l’autore si sofferma anche sui traumi e le fragilità dei genitori: il treno che, insieme a sua mamma, lo porta in Polonia nella casa dei nonni, tocca proprio quelle città dove hanno vissuto o da dove sono passati i suoi, così come gli incontri con gli zii sono l’occasione per illustrare la vita precedente di sua mamma, di parlare dei sentimenti di lei per l’”alte Heim”, l’ambiente di Varsavia dal quale proviene, e delle dinamiche familiari in casa Singer.
Ne risulta quindi un racconto avvincente che accompagna il lettore all’interno di una famiglia e di un mondo ormai scomparsi, mostrandogli con delicatezza - ma senza remore o sconti - il “dietro le quinte”, di persone divenute poi famose per le loro genialità e capacità artistico-letterarie.
Nel libro, dove non mancano anche elementi di fantasia, si respirano anche la condizione femminile dell’epoca, i rapidi cambiamenti e stravolgimenti del nostro Continente e un po’ di quell’atmosfera ebraica ashkenazita distrutta dall’antisemitismo, ma resa immortale dalla letteratura yiddish.
La prefazione e i disegni di Hazel Karr, la figlia di Maurice, arricchiscono l’opera conferendo un senso di completezza alla storia del padre e dell’intera famiglia.
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