LibriIl corpo e il nome
di Elena Lattes
Il 24 marzo 1944 le SS uccisero a sangue freddo 335 civili; una strage che fu eseguita sulla Via Ardeatina, nella periferia di Roma, in una cava abbandonata che fu poi fatta saltare in aria nel tentativo di cancellarne le tracce. Così non fu, perché la notizia si sparse celermente in tutta la città e nel luglio successivo, a liberazione avvenuta, cominciarono le operazioni per riconoscere le salme e dare loro una degna sepoltura. Un’attività che durò tre mesi, nella quale furono coinvolte oltre un centinaio di persone, dagli scavatori ai medici, dalle forze dell’ordine, ai ministri di culto. Nell’autunno di quell’anno gran parte dei corpi furono identificati, ma alcuni rimasero senza nome.
Agli inizi di questo millennio le operazioni di ricerca vennero riprese e nel 2012 riuscirono a rintracciare i dati anagrafici di 7 di loro.
Questo lavoro lungo e difficile è stato riportato dettagliatamente da Alessia A. Glielmi ne “Il corpo e il nome” pubblicato dalla Libreria editrice Viella, grazie anche al contributo del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo, nato dalla collaborazione tra l’Università Tor Vergata e la Comunità Ebraica di Roma. Un’opera importante che valorizza “il dato storico, facendo nel contempo risaltare la natura tecnica della documentazione” ed evidenziando “un punto di vista diverso della tragica vicenda, ossia l’ottica scientifica legata anche alla storia delle attività investigative”. Essa ha l’intento inoltre di restituire la dignità alle vittime di attribuire il giusto riconoscimento a chi era a capo dei due principali gruppi, in particolare al Dottor Attilio Ascarelli, medico anatomopatologo dell’Università di Roma, autore di numerose pubblicazioni, e al questore Ugo Sorrentino già allievo del fondatore della Scuola di Polizia Scientifica di Roma di cui poi divenne direttore, “esperto nelle questioni di tanatologia, identificazione e segnalamento”, nonché “ideatore dell’identificazione monobichiroscopica e della classificazione monodattilare che portano il suo nome e (...) autore di innumerevoli monografie e saggi su argomenti specialistici”.
Nella prima parte dunque vi è la ricostruzione dettagliata del lavoro svolto dalle due equipe e alcuni accenni sia sugli archivi documentari, sia sul fondo conservato presso i depositi della Polizia all’Eur.
Il capitolo più corposo riguarda le vittime, elencate in ordine alfabetico, per ognuna delle quali sono riportati, oltre ai dati anagrafici e professionali, gli elementi fondamentali dei verbali di ricognizione cadaverica e di identificazione - firmati dal Questore e dai familiari che contribuirono al riconoscimento - e l’elenco degli oggetti prelevati dalle salme.
Segue una nota storica a cura di Raffaele Camposano sulle origini e i metodi della Polizia Scientifica e sull’operato di Ugo Sorrentino.
Vi è poi un contributo di Silvia Haia Antonucci sulle vittime ebree e sulle fonti conservate presso l’Archivio Storico della Comunità di Roma seguito da una breve nota biografica di Attilio Ascarelli a cura di Martino Contu e, per concludere, una brevissima intervista effettuata da quest’ultimo, a Claudio Fano, figlio di una delle vittime e nipote del dottor Ascarelli.
Dalla lettura del libro emerge chiaramente quanto le vittime rappresentassero l’intero spaccato della società romana e italiana; vi erano infatti tra loro uomini di tutte le età comprese tra i 14 e i 75 anni, appartenenti ai ceti sociali ed economici più disparati, dalla nobiltà fino ai più poveri e umili e poi cattolici, ebrei e protestanti, religiosi, laici e atei, rappresentanti politici, ufficiali dell’esercito e persone lontane dalla politica e dalle istituzioni. Una famiglia fu particolarmente colpita, i Di Consiglio, con sei dei suoi numerosi membri, dal nonno ai nipoti, ma anche le famiglie Milano e Limentani persero tre componenti ognuna.
Un libro, dunque, che non è solo per gli addetti ai lavori, ma un saggio scorrevole la cui lettura dovrebbe essere consigliata a tutti, ragazzi delle scuole superiori comprese.
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