LibriUno sguardo dal Palco
di Elena Lattes
Cos’hanno in comune Beniamino Gigli, George Gershwin, Anita Cerquetti e Rena Morulli Morandi? Tutti loro, insieme ad altri personaggi che, ognuno a proprio modo, hanno “fatto” la storia della musica, animano il libro “Uno sguardo dal palco” di Vincenzo Ramón Bisogni, pubblicato dalla Zecchini Editore. Per l’autore essi hanno avuto nella vita un’esperienza talmente eccezionale che ha determinato o addirittura cambiato totalmente la rispettiva esistenza. Come i fiori finti o in serra, secondo Bisogni, il “loro comune denominatore è riconducibile al ‘quando tutto è talmente ben inventato da sembrar vero o tutto è talmente vero da sembrare inventato’”.
Ad ognuno è dedicato un piccolo racconto biografico, che va a formare, insieme ad altri, un capitolo specifico: così, Mafalda Salvatini, Beniamino Gigli e Muzio Giovagnoli sono, per l’autore, gli “Intoccabili”; Aurelia Cattaneo, George Gerschwin e Matilde Palazzesi Savinelli sono riuniti per la loro esperienza di “maternità (e paternità) sotto cattiva stella”; Luca Botta, Anita Cerquetti, Maria Grisi, Rosa Morulli Morandi, Luciano Neroni ed Elisa Orlandi condividono la brevità della loro carriera, tanto che Bisogni intitola il capitolo a loro dedicato: “E fu subito sera e, se non subito, certamente troppo presto”. A conclusione, la parte dedicata agli “evirati forse sì, forse no”: Domenico Annibali, Giovanni Carestini, Gioacchino conti, Girolamo Crescentini, Giovanni Battista Mancini, Gasparo Pacchierotti, Venanzio Rauzzini, Raffaele Tombolini, Giambattista Velluti.
Come si può facilmente intuire, dunque, i personaggi, vissuti in epoche (dal diciottesimo secolo fino ai nostri giorni) e luoghi diversi, non si susseguono in ordine cronologico. L’autore inizia dal soprano napoletano Mafalda Salvatini che, rimasta orfana da piccola, venne affidata alle suore di un convento. Da adolescente la sua voce incantò Pauline Viardot-Garcia che la portò con sé a Parigi e le impartì lezioni di canto. Nella capitale francese visse il periodo della Belle Epoque, per poi trasferirsi a Berlino nel 1908, dove esordì, a soli 22 anni, nell’Aida sul palco della Deutches Opernhaus di Charlottenburg. L’ultimo personaggio è il cantore mezzosoprano Giambattista Velluti, nato nel 1781, divo in vari Paesi europei e in numerosi palcoscenici italiani, tra i quali il Teatro Argentina di Roma e la Scala di Milano che, nonostante lo avessero probabilmente sterilizzato (forse più per un errore medico che intenzionalmente) sembra fosse anche un “amante conteso da varie dame, ricche, capricciose e, di sicuro, incuriosite dalle eccentriche ripromesse (...)”.
Un unico musicista non viene accomunato a qualcun altro ed è il compositore ottocentesco, Luigi Ricci, anch’egli napoletano ed esordiente alla Scala, le cui opere lo resero famoso in tutta Europa. Definito dall’autore un “satrapo della musica”, fu “noto anche in veste di direttore d’orchestra e docente di canto, rispettato e, senza dubbio, anche amato”. Lavorò con il fratello Federico, in particolare alla creazione di opere buffe nelle quali vennero unite le tecniche migliori della commedia allo stile delle canzoni partenopee più popolari all’epoca. Anche Luigi pare che fosse un grande amante e il Bisogni riporta nel capitolo numerosi gossip sulle sue avventure amorose.
Un libro, dunque, nel quale alcuni particolari delle biografie ufficiali sono arricchiti da piccoli aneddoti e varie supposizioni, tanto che “Uno sguardo dal palco” potrebbe anche essere ridefinito come “Uno sguardo dietro le quinte”.
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