LibriIl diario di Nannerl Mozart
di Elena Lattes
Maria Anna fu una bambina prodigio come lo fu suo fratello di quattro anni più giovane, ma con la differenza che lei dovette abbandonare le sue performances pubbliche all’età di diciotto anni. Così, mentre Wolfgang Amadeus Mozart ha acquisito fama mondiale e le sue opere sono giunte fino ai nostri giorni, la sorella, familiarmente soprannominata Nannerl, è rimasta nella penombra, pur essendo dotata di uguale o addirittura maggiore talento. Qualcosa di lei, tuttavia, è rimasto e recentemente è arrivato per la prima volta anche in Italia grazie all’opera di Olimpio Cescatti che ha curato la pubblicazione de: “Il diario di Nannerl Mozart” presso la Zecchini Editore. Un volume che consta di diverse parti. Dopo una fondamentale premessa esplicativa, quella più consistente è un resoconto quasi telegrafico dei fatti quotidiani vissuti dalla protagonista in alcuni mesi compresi tra il 1775 e il 1783, in cui, intrecciandosi, si inseriscono spesso anche il padre Leopold e il fratello. Da questa non si evincono sentimenti o pensieri di qualcuno di loro, ma si ha un chiaro spaccato della società in cui vivevano e di come, soprattutto Nannerl, ma più o meno tutte le persone dello stesso rango, trascorrevano le giornate: “Il 24 è uscita la processione. Il 25 l’arcivescovo ha guidato la funzione. È giunto qui il conte Joahnn Arco, capitano del reggimento ungherese ‘Caroli’ (…) Il 2 c’è stata la grande litania di [M.] Haydn” “Il 28 dalle 5 e mezza alle 6 e mezza con mio fratello a confessarci alla SS. Trinità, a mezzogiorno Mr: Eck e il suo sig. figlio, Paris e Katherl mangiato da noi, promotore il tesoriere, Katherl vincitrice, poi suonato 3 quartetti, giocato a tarocchi, e poi tutti andati a corte, la sera i Ms: Eck sono venuti a casa con noi, mangiato da noi e alle 11 andati via.” Lo stile di Wolfgang è simile a quello di Nannerl quando scrive fingendosi la sorella, mentre altre volte è scherzoso e con un linguaggio piuttosto salace, mischia vari idiomi e gioca con le parole, prendendo in giro ogni tanto Maria Anna. Gli interventi del padre sono solo tre nel 1783 e raccontano esclusivamente, sempre con estrema sinteticità, di esibizioni musicali in teatro e di cosa fece l’Imperatore il 16 marzo.
La seconda parte, introdotta da una breve nota di Cescatti, è un’intervista a Nannerl pochi mesi dopo la morte del fratello. I due furono molto uniti finché girarono insieme per suonare in quasi tutta l’Europa. Quando però, Leopold ritenne che per la figlia, ormai diventata grande, non fosse più opportuno, per la sua reputazione, esibirsi in pubblico, si separarono: lei rimase in casa fino al suo matrimonio con un nobile locale, mentre lui continuò a frequentare, con il padre, le regge, i salotti e i teatri del nostro continente. Le relazioni intense proseguirono sostanzialmente per via epistolare, ma si raffreddarono notevolmente allorché Wolfgang decise di stabilirsi a Vienna e, contro la volontà del padre, di sposare Constanze Weber. Così, quando nel 1792 la casa editrice Breitkopf & Härtel pose a Nannerl una serie di domande per costruire una biografia del celebre musicista, ella si rivolse ad un amico di famiglia, Johann Andreas Schachtner, trombettista alla corte di Salisburgo. Questa seconda parte, più discorsiva, descrive dettagliatamente il percorso musicale del giovane e grande talento, scadenzato dai numerosi viaggi e dai veloci progressi. Ne emerge un ragazzino curioso, sensibile e molto volenteroso: “Da bambino aveva già desiderio di imparare tutto; in qualsiasi cosa egli vedesse, nel disegno, nel far di conto, egli mostrò molta abilità, ma dopo essersi troppo occupato della musica, non riuscì a mostrare i suoi talenti in nessun’altra arte.” E poi: “Egli non fu mai costretto né a comporre né a suonare; al contrario, bisognava sempre distoglierlo che altrimenti notte e giorno sarebbe rimasto seduto o al cembalo o a comporre. (…) Fin che durava la musica, egli era tutto musica; appena essa era finita, si scorgeva di nuovo il bambino.”
La terza parte riporta alcuni scritti di Wolfgang da cui si evince la sua verve poetica e teatrale, l’amore per la sorella, l’affetto per gli amici, ma anche, di nuovo, la voglia di scherzare e di giocare con le parole.
Nel complesso, quindi, un libro molto originale che è non solo un contributo alla conoscenza della famiglia Mozart, ma anche di quel periodo e del mondo che la circondava.
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