I libri del Ghetto e De Divina omnipotentia

LibriI libri del Ghetto e De Divina omnipotentia

di Elena Lattes

Due libri che possono sembrare totalmente distanti, perfino opposti, eppure hanno molte cose in comune. Sono entrambi frutto di lunghe ricerche da parte di giovani neodottorati che riguardano pubblicazioni italiane dei secoli scorsi; pubblicazioni che sono state e sono tuttora pilastri, ognuno nel suo campo.

Il primo, il più corposo e più prezioso, è il catalogo dei volumi ebraici della Comunità Ebraica di Venezia stampati tra il XVI e il XX secolo (Il Prato Casa Editrice) e presenti nella Biblioteca archivio Renato Maestro. In quasi seicento pagine la ricercatrice Chiara Camarda ha elencato 1056 pubblicazioni per ognuna delle quali viene indicato il titolo, sia in italiano sia in ebraico, l’autore (o gli autori), il soggetto, il contenuto e le note nelle quali vengono descritti minuziosamente il frontespizio, i traduttori, i curatori, la tipologia di stampa e lo “stato  di salute” (“cornice xilografica”, “marca tipografica tre corone”,” imprimatur”, “privo di decorazione”, ecc. “Volume restaurato in vecchia data, legatura sostituita. Gore di umidità. Fori da tarlo.” “Morso interno anteriore staccato” “stampa con inchiostro acido” “Quadranti in cartone con unghiatura, coperta in pelle marmorizzata, dorso liscio” e così via.). Un lavoro importante non solo per chi si occupa già dell’argomento, ma per tutti coloro che si interessano alla storia e alla produzione letteraria e filosofica di quel periodo. Sebbene i volumi riportati siano testi redatti in lingua ebraica (la biblioteca contiene anche pubblicazioni in italiano, in yiddish e ladino o giudeo-spagnolo), essi sono il frutto di una cultura profondamente immersa nel mondo circostante con cui interagiva quotidianamente nel bene e nel male. Interessantissimo a questo proposito quanto ben descritto da Giuliano Tamani nelle prime pagine, riguardante la storia di “alcuni stampatori in ebraico” e dei crescenti interventi delle autorità ecclesiastiche nei loro confronti: da un iniziale controllo esse passarono in pochi anni alla censura e infine al rogo di migliaia di libri. Una pratica che costituì un pericoloso precedente a cui probabilmente si ispirarono  anche i nazisti quattro secoli dopo e che provocò danni e ferite enormi: l’editoria ebraico-veneziana che nel XVI secolo era diventata “la più importante d’Europa per la qualità e la quantità dei testi, nonostante i limiti, i divieti, le confische e le distruzioni dei libri”, andò lentamente scomparendo in diretta proporzione col crescere delle vessazioni, fino all’ultima pubblicazione avvenuta alla fine del diciannovesimo secolo: il terzo volume di un dizionario di cui i primi due volumi erano usciti rispettivamente due e 48 anni prima, mentre il quarto a Reggio Emilia, il quinto a Livorno e i successivi sarebbero poi stati stampati in altri Paesi europei.

I titoli sono elencati in ordine alfabetico e riguardano Bibbie e libri di preghiera, Talmud, grammatiche, testi filosofici, letterari, poetici, scolastici e giuridici. Il libro è corredato da un ricco repertorio iconografico e da numerosi indici (per titoli, cronologico, per dedica, ecc.).

Il secondo libro è la ripubblicazione del “De divina omnipotentia” di Pier Damiani (Il Prato Casa Editrice), monaco del primo secolo del secondo millennio che pose alcune domande sull’apparente contraddizione tra la presenza del male, la volontà e l’onnipotenza divina. Un testo che è diventato nel corso dei secoli una pietra miliare nella filosofia teologica del cattolicesimo e che ora viene riproposta con una ricca introduzione e un’approfondita analisi sia storica che sociofilosofica dal giovane dottore Alfredo Gatto e un breve saggio di Andrea Tagliapietra.

 

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