LibriLa scuola del respiro. Antologia commentata delle testimonianze sulla respirazione nel Belcanto
di Elena Lattes
È facile immaginare, anche per chi non è del mestiere, che il canto lirico necessiti di tanti anni di studio ed esercizio. Quel che però poco comunemente si sa e che può risultare straordinario è l'esistenza di un'ampia letteratura riguardante varie metodologie da seguire e posture da assumere che copre almeno gli ultimi due secoli e mezzo. Un immenso patrimonio letterario, artistico, musicale - e in alcuni casi anche scientifico – che ha coinvolto quasi tutta l'Europa e che ora è stato raccolto e analizzato da Alessandro Patalini in un'”Antologia commentata delle testimonianze sulla respirazione nel Belcanto” dal titolo “La scuola del respiro” pubblicato dalla Zecchini Editore.
Quel che del libro potrebbe colpire il lettore inesperto non è solo l'ampiezza, ma anche la varietà di opinioni. Dalla metà del '700 fino ai giorni nostri, infatti, i cantanti e gli studiosi che hanno affrontato l'argomento, hanno avuto a volte un approccio radicalmente opposto. Ad influenzarlo non sono (o erano) soltanto le conoscenze mediche o fisiche e fisiologiche, ma la moda del momento, i gusti e perfino i timbri di voce. Così, se per esempio “nei metodi più antichi non vi sono cenni al contributo del diaframma alla gestione dell'espirazione”, poiché incentrati principalmente su una prassi toracica, a partire dalla metà dell'Ottocento i metodi iniziano a parlarne, fino a spostare totalmente l'attenzione, in seguito, sulla prassi diaframmatico-addominale.
Gli organi coinvolti e presi in esame, anche se in maniera diversa, quindi, sono tutti quelli contenuti nella parte centrale del corpo, nessuno escluso, tanto che, oggigiorno, i cantanti lirici professionisti, come l'autore stesso di questo libro, si sottopongono ad analisi radiologiche e tomografiche computerizzate per approfondire la comprensione delle dinamiche fisiologiche.
Non è però soltanto l'azione della respirazione, suddivisa in inspirazione ed espirazione (comprese le rispettive lunghezze che variano a seconda della scuola di pensiero considerata) che può influire sulla durata e sulla potenza della voce, ma anche la postura presa in esame, anche qui totalmente, dalla testa ai piedi. I rischi correlati ad una posizione sbagliata, perfino soltanto delle braccia, delle gambe o della testa, possono essere elevati: si può infatti incorrere in ernie, ulcere dovute a sforzi eccessivi di alcune parti dell'apparato digerente, arrivando addirittura fino alla perdita della voce.
L'autore non esprime una preferenza netta per una determinata teoria, ma con il suo contributo cronistico-analitico suggerisce un confronto chiaro e auspica una rivalutazione dei metodi più antichi, comunque da lui molto apprezzati, che furono abbandonati nel corso dell'Ottocento, affinché si possa raggiungere un compromesso tendente ad una maggiore armonizzazione e ad una visione più ampia e ragionevole. Patalini non giunge tuttavia ad una conclusione definitiva, poiché è ben consapevole - e lo chiarisce bene con onestà intellettuale - che gli studi a riguardo potranno proseguire ancora a lungo con sempre maggiore rigore scientifico grazie al progresso tecnologico e medico.
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