Libri Le piccole storie di Rue Saint-Nicolas
di Elena Lattes
Alegrìa è una bambina di sei anni circa che vive con la sua famiglia nel centro di Parigi, in una palazzina, però, che ricorda molto le case più povere delle banlieues: appartamenti talvolta affollati con un gabinetto in comune con altre famiglie e pareti divisorie molto sottili. I suoi genitori provengono dal Marocco e le sue sono vicissitudini simili a quelle di tanti immigrati e profughi e dei loro figli.
“Piccole storie di Rue Saint-Nicolas” di Amselem Line racconta la quotidianità di questo mondo piccolo, ma molto variegato, dove i singoli individui, che si incontrano e si scontrano, sono portatori di una ricchezza storica e culturale notevole.
Al lettore non è dato sapere quanto di autobiografico ci sia, ma quello dove sta crescendo Alegrìa (detta Alegrina, da cui il diminutivo Lina) è un ambiente in cui ci si può riconoscere facilmente per la presenza di personaggi dalle caratteristiche comuni in tutto il mondo: la vicina impicciona e pettegola; il vicino solitario che si incrocia sulle scale mentre porta a spasso il cane; la maestra che incute paura per una punizione o per una richiesta di un compito che si ritiene troppo difficile; la compagna di classe, che è anche amichetta del cuore, con la quale si trascorrono pomeriggi insieme, ma che suscita anche un po' di invidia per quel poco in più che lei può fare o raccontare; i genitori affaticati dal lavoro, ma anche dalla nostalgia per la propria gioventù e per i luoghi d'infanzia lasciati; i fratelli con i quali si litiga, si gioca e si condividono spazi e piccole complicità contro gli adulti...
L'autrice, usando una sintassi molto elementare, come potrebbe appunto scrivere una bambina di sei-sette anni, ma con un linguaggio ricco e forbito, spiega anche alcuni elementi culturali, come le festività passate in famiglia; le tradizioni simili ma con sfumature diverse a seconda del luogo dal quale provengono, gli accenti “stranieri” degli adulti; le differenze tra la proprie usanze e quelle delle persone che la circondano e tanto altro.
Sono spesso descrizioni precise, che suscitano tenerezza, talvolta disappunto, ancora più raramente orrore per alcuni comportamenti cinicamente schietti, come solo i bambini sono capaci di assumere.
È un gran peccato, quindi, che la traslitterazione non si sia adeguata alla fonetica italiana mantenendo il rispetto per quella francese e spagnola e non siano state aggiunte note esplicative anche per quel che riguarda alcune sfumature che possono risultare incomprensibili al lettore ignaro delle tradizioni e della cultura dei protagonisti.
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