LibriLa bontà insensata
di Elena Lattes
Che relazione c'è tra una ragazza palestinese che decide all'ultimo momento di non farsi esplodere in mezzo ad una folla di civili israeliani e Pierantonio Costa che salvò duemila tutsi dal massacro rwandese? O tra Jovan Divjak, eroe della resistenza di Sarajevo durante l'assedio della città, e Dimitar Pesev vicepresidente del Parlamento Bulgaro che impedì la deportazione nazista degli ebrei suoi concittadini?
Ognuno di loro è a suo modo un Giusto tra le Nazioni, sono tutte persone, cioè, che hanno avuto la forza e la capacità di opporsi alla logica genocida salvando o evitando che centinaia o migliaia di innocenti venissero uccisi.
"La bontà insensata" (Mondadori) di Gabriele Nissim, racconta le loro storie e quelle di altri simili che hanno opposto resistenza a feroci dittature, che però, come dichiara l'autore stesso, sono: «non uomini santi ma imperfetti come lo siamo tutti, li possiamo considerare degli amici che ci insegnano a vivere la nostra quotidianità con il piacere di venire in soccorso del più debole, di avere il coraggio di pensare da soli, di non mentire a noi stessi, di essere capaci di mettersi al posto degli altri, di saper perdonare, di non sentirsi depositari della verità».
Le loro azioni e le relative conseguenze sono accompagnate da altre storie, quelle delle vittime che hanno deciso di ricercare i Giusti riconoscendone pubblicamente i meriti e render noto a tutti il loro esempio.
Sebbene siano in gran parte eventi passati, più o meno lontani nel tempo, sono anche di stretta attualità, poiché oltre ad insegnare e a spronare il lettore ad impegnarsi nella lotta contro le dittature e le discriminazioni di ogni genere, forniscono una speranza per il futuro.
Si può, infatti, fare ancora qualcosa, come dimostra lo stesso Nissim, fondatore insieme ad Anna Maria Samuelli e Pietro Kuciukian, del Comitato per la foresta dei Giusti (Gariwo) che valorizza le esperienze di resistenza a tutti i totalitarismi: si possono ricordare le persone che hanno fatto del bene, evitare che le loro azioni restino ignote, oppure si può tentare di aiutare chi ora si trova in difficoltà.
Per essere un Giusto, secondo l'autore, non è necessario mettere a repentaglio la propria vita o tuffarsi in situazioni estreme, non si deve pretendere di cambiare il mondo o il corso degli eventi, ma è sufficiente "esercitare le proprie responsabilità", fornire una speranza a chi vive una situazione difficile.
Il libro non fornisce una ricetta unica, ma accompagnando queste vicissitudini con il pensiero di importanti filosofi e intellettuali, pone al lettore riflessioni su valori profondi e che dovrebbero essere universali: il bene e il male, la solidarietà, il perdono, la libertà, l'ascolto della propria coscienza e la cura dell'anima dopo esperienze estremamente dolorose aiutandolo a superare le generalizzazioni e a combattere ogni forma di pregiudizio.
Un testo scritto in maniera semplice e divulgativa, a tratti emozionante che può essere educativo per i giovani e utile in particolar modo a chi si occupa della difesa dei diritti umani, delle minoranze, a chi combatte contro la misoginia e ogni forma di totalitarismo.
(Agenzia Radicale)
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