Cultura generaleGli ebrei in Sud Africa
di Dova Cahan
Fin dal XIX secolo, quando una gran parte degli ebrei originari dei Paesi Baltici e della Bielorussia, per sfuggire ai terribili pogrom, emigrarono nel Sud Africa, la comunità locale, che oggigiorno è tra le più grandi di tutta la diaspora, ha dato il proprio contributo nella vita politica, economica e sociale nel Paese.
Il museo ebraico di Città del Capo, situato nel centro di una delle più interessanti aree della metropoli, è una meraviglia dell'architettura moderna e rispecchia la fusione tra il vecchio e il nuovo mondo. I suoi eleganti e scintillanti spazi ospitano una serie di esposizioni permanenti, presentazioni audio-visive che ripercorrono la storia culturale degli ebrei provenienti dall'Europa dell'Est e dai suoi piccoli Shtetl. Altre mostre hanno riguardato l'arte e la storia degli ebrei in Sud Africa, nel loro contesto storico fondamentale del 21 ° secolo. Ogni giorno viene proiettato un documentario su Nelson Mandela ed esiste una sezione speciale sugli alberi genealogici che fornisce informazioni sulle prime 15.000 famiglie che emigrarono tra il 1880 ed il 1930 verso la punta meridionale del Continente. Nella struttura vengono apportati costantemente modifiche e aggiornamenti, tanto che è ritenuto uno dei musei tecnicamente più avanzati al mondo. Accanto sorge la sinagoga più antica e sicuramente la più grande del Sud Africa.
Per molti anni, Città del Capo è stata il centro principale della vita comunitaria ebraica nel Paese. Nel 1969 c'erano 31 scuole ebraiche e tra le istituzioni assistenziali anche un orfanotrofio ebraico ed una casa per anziani sovvenzionata dal Jewish Board of Guardians, la principale organizzazione caritatevole. Inoltre anche il movimento sionista, specialmente tra i giovani, era molto forte. Oltre al Museo con sede nell'antico edificio della sinagoga, funzionavano anche varie società culturali ebraiche ed yiddish.
Poi, con la scoperta dei diamanti a Kimberley e dei giacimenti auriferi di Witwatersrand, ci fu uno spostamento verso nord della popolazione che svolse un ruolo attivo nello sviluppo del commercio e dell'industria.
Tra il 1970 e il 1992 39.000 persone lasciarono il Sudafrica, mentre nello stesso periodo circa 10.000 israeliani si trasferirono nel paese. Nel 1997, vi erano 106.000 ebrei e Città del Capo era tornato ad essere il più grande centro ebraico con una popolazione che si aggirava intorno alle 106.000 rispetto alle 59.000 di Johannesburg. La comunità è sempre stata prevalentemente benestante, ben istruita e con una forte inclinazione tradizionale e nonostante abbia sempre mantenuto buoni rapporti con il governo, gli ebrei erano, individualmente, tra gli oppositori più noti dell'apartheid.
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