ArteAntica Meghillà italiana
di Elena Lattes
Nel 1767 una ragazza di soli 14 anni scrisse di suo pugno l’intera Meghillà di Ester (un brano della Bibbia che si legge in occasione delle Festività di Purim e che racconta le vicende del popolo ebraico nella Persia di Assuero, 5 secoli prima dell’Era Cristiana).
Un’impresa non facile già per un adulto perfino ai nostri tempi, figuriamoci per una ragazzina così giovane, rinchiusa in un misero ghetto, come quello di Roma, e per di più in un periodo nel quale quasi la totalità delle donne nel mondo era analfabeta.
La giovanissima si chiamava Luna Amron ed era la figlia dell’eminente filantropo Yehuda Amron. Nel 1776 sposò a Livorno Jacob Di Segni, anch’egli di origini illustri. A rivelare l’importanza della famiglia di provenienza è il sigillo formato da due scudi con un leone e una mezza luna apposto in cima al rotolo. In fondo allo stesso è invece riportata la firma “Luna Tama” seguita dal nome del padre e dalle benedizioni che si recitano al termine della lettura. Tuttavia non è chiaro se la ragazzina si occupò solo del testo o anche delle illustrazioni. La meghillà è composta da due pergamene unite fra loro, montate su un asse di legno intarsiato e riportanti 21 colonne, contenenti a loro volta 19 righe ciascuna. La prima membrana è decorata sul lato destro con grandi motivi floreali, mentre la cornice raffigura quattro archi ornati da rami e fiori e appoggiati su cinque colonne marmoree. Il tutto è sormontato da silhouette stilizzate rappresentanti Hamman che conduce Mordechai a cavallo preceduti da due trombettisti e seguiti da altri 4 uomini.
A rendere pubblica l’esistenza della meghillà è stata la Kedem Auction House, una casa d’aste di Gerusalemme, specializzata in oggettistica ebraica, che l’ha messa in vendita alcune settimane fa, partendo da un prezzo base di 10 mila dollari.
Il rotolo riveste un’importanza notevole poiché è un’ulteriore dimostrazione dell’ampia diffusione della cultura (ma anche dell’arte) nella popolazione ebraica, e del ruolo che le donne ricoprivano all’interno di essa. È anche, però, un documento prezioso a causa della sua rarità, poiché esistono soltanto altre due meghillot (plurale di meghillà) italiane scritte da donne: la prima da Hanna figlia di David Joseph Piperno nel 1840 e l’altra, rinvenuta nella collezione Bragisnky, da Estellina, figlia del capitano Menachem da Venezia nel 1564. All’estero sono invece note altre meghillot di Ester, sempre opere di mani femminili, tra le quali vale la pena ricordare quella scritta dalla figlia di David Oppenheim (1664-1736), rabbino capo di Praga che ne permise la lettura (secondo alcune fonti, infatti, un testo biblico scritto da una donna non sarebbe valido per questo scopo).
Nel Febbraio dello scorso anno alla Libreria Nazionale israeliana fu donata un’altra rara e preziosa pergamena, presumibilmente redatta nella Penisola Iberica nel quindicesimo secolo, e che risulta quindi essere al momento una delle meghillot più antiche di cui si abbia conoscenza.
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