CulturaBuenos Aires
di Dova Cahan
Personalmente ricordavo l'Argentina come un Paese non tanto amichevole nei confronti della propria comunità ebraica, soprattutto a causa di un certo antisemitismo, latente ma costante, presente nella sua storia fin dagli anni della prima guerra mondiale. Basti pensare, per esempio, alle stragi del 1992 che causò 29 morti 240 feriti e del 18 luglio 1994 ove vi furono 85 morti e 300 feriti in gran parte membri dell' Amia, l’Associazione mutuale Israelita Argentina.
Ancora oggi, davanti alle sinagoghe, alle scuole e a tutti i luoghi di frequentazione ebraica è possibile notare numerosi sistemi di sicurezza, dai blocchi di cemento alla presenza di polizia e sorveglianza interna. Anche per quanto riguarda la giustizia, il Paese lascia molto a desiderare: nonostante varie tracce e molti sospetti (i magistrati ritengono che i mandanti dei due attentati furono gli Hezbollah con la complicità di funzionari dell’ambasciata iraniana e di esponenti della sicurezza argentina), i colpevoli non sono stati ancora trovati. Le richieste da parte della Comunità sono analoghe e ricordano il desiderio di giustizia delle Madri di Plaza del Mayo per i loro figli desaparecidos. Anche tra questi ultimi, il 5-10 per cento erano ebrei, arrestati come gli altri, ma torturati con più ferocia ed insultati e umiliati unicamente in quanto ebrei.
Così, anche a causa della crisi economica del 2001 che vide il fallimento di fabbriche ed esercizi commerciali, il blocco di conti in banca e lunghi cortei di protesta, nel 2002 6500 persone emigrarono in Israele, anche se secondo l’Amia, molti sono ritornati.
Oggigiorno le ricerche mostrano che la maggioranza frequenta le sinagoghe soltanto in occasione delle Feste. La kasherut non è diffusa e pochi sono i bar e bat mizvà (la maggiorità religiosa per i ragazzi a 13 anni e le ragazze a 12). L'identità ebraica è più legata alla ritualità che all’osservanza religiosa e generalmente la comunità non si schiera nelle elezioni presidenziali. Ancora oggi c'è sempre quel fondo di diffidenza che ormai fa parte dell'indole degli abitanti di Buenos Aires. Se si vuole sopravvivere, bisogna purtroppo abituarsi a tutto ciò. Per molti ebrei argentini tra i più progressisti "l'antisemitismo di oggi non è un fenomeno disgiunto da altri tipi di razzismo, come quello nei confronti degli immigrati boliviani, peruviani o di chi ha la pelle più scura. Ma speriamo che la società argentina, evolvendosi, saprà elaborare questi pregiudizi.
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