CuriositàLa grande sinagoga di Costanza
di Dova Cahan
Sulla costa occidentale del Mar Nero, a 185 miglia a nord di Istanbul e dallo Stretto del Bosforo e a 99 a nord di Varna (Bulgaria), si trova la città di Costanza, la più antica metropoli romena con il più grande porto marittimo del Paese.
Originariamente chiamata Tomis dai coloni greci, fu poi conquistata dai Romani nel 71 dell’era pre-cristiana e rinominata Costanza dall’imperatore Costantino il Grande. Qui il poeta romano Ovidio, a cui è dedicata una piazza, fu esiliato dall’Imperatore Augusto.
Durante il tredicesimo secolo, quando i mercanti genovesi dominavano il Mar Nero, la città conobbe un’importante prosperità, ma soltanto un secolo dopo essa passò sotto il dominio turco e da lì cominciò il suo declino.
La comunità ebraica locale risale a circa seicento anni fa, ma negli archivi nazionali i documenti che testimoniano la costruzione delle due sinagoghe sono soltanto di cento anni fa. Una, di rito sefardo-romaniota, edificata sulla Strada Mircea n. 18 nel 1908, è in stile gotico-catalano e dopo i gravi danni subiti nel terremoto del 1977, fu distrutta dal regime di Ceausescu. L’altra è di rito Ashkenazita e fu costruita tra il 1911 e il 1914 per iniziativa del presidente della Comunità, P. Şapira, secondo il progetto dell'architetto Anghel Paunescu. Il permesso era già stato concesso il 12 aprile del 1910 e, secondo le informazioni provenienti dalgli archivi nazionali, l’edificio doveva avere un’altezza di 13 metri e le pareti di pietra o mattoni. È strutturata in tre parti: seminterrato, piano terra e primo piano, con decorazioni interne ebraiche tradizionali, mentre all'esterno si può facilmente notare l'influenza moresca nelle decorazioni delle finestre e delle porte. Attualmente non è più utilizzabile, poiché senza tetto e rischia di crollare. Nonostante tutto, però, resta sempre un prezioso monumento storico e un edificio significativo per l’intera comunità ebraica locale, la quale ora si riunisce in un altro stabile sulla Strada Sarmisegetuza, di fronte al Centro Culturale Tedesco di Dobrogea.
A Costanza, nel febbraio del 1948, la mia famiglia si imbarcò sulla nave Transilvania per lasciare definitivamente la Romania soggiogata al regime comunista e dirigerci verso la Palestina Mandataria Britannica. Da lì tornammo in esilio nella lontana Eritrea.
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