Storia di Linda Todd, da

CuriositàStoria di Linda Todd, da "filopalestinese" a convinta sostenitrice di Israele

di Alessandra Boga

Merita di essere narrata la vicenda personale dell’insegnante canadese Linda Todd (nella foto con un amico israeliano, ndr). Lei stessa la racconta sul portale Israellycool.com. Per molti anni Linda è stata un’ “attivista pacifista filopalestinese” nonché moglie di un cittadino di Gaza. Forte delle sue convinzioni sul conflitto arabo-israeliano, si è recata anche nella Striscia, ma è stato proprio lì che ha cominciato a rendersi conto che i palestinesi non sono sempre e solo vittime innocenti. Per la prima volta ci è andata nel 2009 e ci è rimasta tre settimane. E’ ritornata nel 2010 con l’intenzione di rimanervi solo per l’intero anno scolastico, ma suo marito e la famiglia di lui non avevano intenzione di permetterle di tornare dalla sua famiglia in Canada.

La donna allora ha dovuto rimanere per forza e ha trovato lavoro come insegnante nella Scuola Internazionale Americana di Gaza, i cui amministratori vigilavano sui comportamenti anti-israeliani all’interno dell’istituto.

Una volta, ha raccontato Linda, uno dei suoi studenti scrisse un tema pieno di immagini di bombe e omicidi di ebrei. Sconvolta, lei lo riferì subito agli amministratori della scuola, i quali dissero che avrebbero parlato con quello studente e l’avrebbero eventualmente espulso, se avesse continuato a scrivere temi di quel tipo.

Il marito allora le proibì di fare visita ai suoi colleghi, di cui era diventata amica.

La vita di Linda a Gaza cambiò quando venne colpita da una forma di encefalite, una grave infezione cerebrale (ma lei la definisce addirittura la sua “salvezza”, viste le imposizioni del marito). Entrò in coma e venne portata in ambulanza all’ospedale a Tel Aviv. “Lì”, racconta la donna, “finalmente ho avuto modo d’incontrare le persone di cui avevo sentito molte storie orribili”: il medico che, con il suo team, le ha salvato la vita, le infermiere e il fisioterapista che la incoraggiavano. Tutte persone che “non corrispondevano alle descrizioni degli israeliani che mi erano state fatte per molti anni”.

Una volta dimessa dall’ospedale, Linda poté fare ritorno in Canada e il marito andò con lei, ma i suoi abusi diventarono più frequenti, sebbene le condizioni della donna fossero ancora precarie: le ci vollero due anni per ristabilirsi.

Lei cercava di “rendere felice” il marito, con la speranza che la trattasse meglio, ma invano: la situazione peggiorava sempre di più. Era stufa delle sue violenze, ma si sentiva anche in colpa di volerlo cacciare via.

Ero stufa di lui che incolpava Israele per il suo comportamento violento”, racconta Linda. “E’ stato durante questo periodo che mi sono veramente resa conto di quanto fosse ridicolo tutto ciò. Noi parlavamo spesso di politica. Mentre ero a Gaza, avevo parlato di politica con molti. Anche i bambini lì parlano di politica!”.

Ogni volta che Linda non era d’accordo con il marito, lui l’accusava di stare “dalla parte degli ebrei” e “contro i Palestinesi” (e c’era sempre un insulto tra l’articolo “gli” e la parola “ebrei”).

Inoltre la donna aveva notato che, sebbene suo marito fosse un supporter di al-Fatah (ufficialmente “moderato”) quando era a Gaza, una volta in Canada i suoi amici erano sostenitori di Hamas.

Le loro idee erano sempre più distanti e la coppia arrivò a separarsi nel 2013. Linda ha continuato a documentarsi sul conflitto arabo-israeliano e nel febbraio scorso si è recata per la prima volta in Israele dal giorno del suo ricovero in ospedale e ha soggiornato presso alcuni amici israeliani.

Durante la sua esperienza nello Stato ebraico, ha cercato segni di quella “apartheid” di cui aveva sentito tanto parlare, ma ha trovato soltanto persone mescolate insieme nella vita quotidiana.

I suoi amici le hanno mostrato la “loro” Israele, senza nessun clamore, senza nessuna propaganda. “Non sarò mai più la stessa”, dice ora Linda, che dopo aver visto “the two sides”, “le due parti”, Gaza e Israele, sente di non avere “scelta se non quella di condividere le mie storie ed osservazioni nella speranza di svegliare chi ha creduto alle bugie a cui anch’io ho creduto”. E conclude la sua testimonianza esclamando: “Sono felicissima e grata di essermi finalmente svegliata!”.

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