Kasim Hafeez, un ragazzo musulmano che da antisemita si trasforma in filoisraeliano

CuriositàKasim Hafeez, un ragazzo musulmano che da antisemita si trasforma in filoisraeliano

di Alessandra Boga

Kasim Hafeez è un giovane musulmano britannico di origine pakistana. In passato era un islamista, anti-semita e anti-israeliano. Ora la sua vita è cambiata.

Su Ynetnews.com, dichiara: “Sono un sionista, un orgoglioso musulmano sionista, e amo Israele”. In passato, nei campus universitari inglesi (non in un Paese islamico!), aveva sperimentato “alti livelli di anti-semitismo” e attivismo anti-israeliano. Nella comunità islamica britannica gli avevano inculcato l’idea che gli ebrei fossero “usurpatori” e “assassini” e che bisognava distruggere tutti loro e l’Entità Sionista”, perché nessuno Stato ebraico aveva il diritto di esistere in Medio Oriente. Solita minestra “da musulmani”, (o meglio, da fondamentalisti) insomma. Già, perché non tutti erano estremisti, ma quando si toccava l’argomento “Israele”, gli animi s’infervoravano e “piantala di fare l’ebreo”, era l’insulto più ricorrente. Anche i religiosi più moderati rifiutavano di condannare il terrorismo contro Israele e gli ebrei. Niente di nuovo.

In famiglia, Kasim respirava la stessa aria: per suo padre Hitler era un eroe, la cui unica colpa era non aver ammazzato abbastanza ebrei. A 18 anni il giovane era completamente indottrinato con canzoni sul jihad e dalla propaganda di Hezbollah. Attendeva con ansia i raduni arabi nel centro di Londra per ricordare la Nakba, mentre sventolavano le bandiere di Hezbollah.

La svolta nella vita di Kasim avvenne quando, in una libreria di Londra, si imbattè in un testo di Alan Dershowitz “The Case of Israel” .“Vile propaganda sionista”, pensò: secondo l’ideologia che gli era stata inculcata infatti, gli ebrei e gli americani, controllavano il mondo!

Decise comunque di acquistare il saggio, convinto delle sue opinioni e che alla fine l’avrebbe sbugiardato tra sé e sé … riportando una “personale vittoria per la causa palestinese”. In realtà avvenne esattamente il contrario e le certezze di Kasim sulla propaganda anti-semita e anti-sionista che l’aveva condizionato fino ad allora, cominciarono a crollare. Visse una profonda crisi di coscienza, non sapeva più a che cosa credere.

L’unica cosa che gli restava da fare era recarsi in Israele a vedere con i propri occhi. E fu quella visita, a cambiarlo radicalmente.

Ora ammette di non aver incontrato uno “Stato di apartheid”, come recita il “mantra” della propaganda islamica, bensì praticamente l’opposto. Kasim vide sinagoghe, moschee e chiese insieme, arabi ed ebrei che vivevano assieme, minoranze che prendevano parte a tutti gli aspetti della società israeliana, da quello militare a quello giudiziario. Allora il giovane aprì finalmente gli occhi e decise di raccontare la verità: non era una questione religiosa o politica, ma si trattava solo di dire la verità. E dire la verità su Israele non significa rinnegare l’Islam, essere “falsi musulmani”. Forte di questa nuova consapevolezza, Kasim ha creato “The Israel Campaign” (http://www.theisraelcampaign.org ), un’associazione a sostegno di Israele e un blog.

Perché Israele, spiega il sito della stessa alla voce “Su di noi”, non è soltanto una “questione ebraica, ma riguarda la libertà e la democrazia”e naturalmente la pace in Medio Oriente. Un Medio Oriente dove Arabi ed Ebrei possano vivere fianco a fianco.

Alla campagna collaborano maschi e femmine, gay ed etero, cristiani, musulmani ed ebrei: perché “sostenere Israele, è sostenere la libertà sotto assedio”. La libertà di tutti.

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