Presentazione del libro

CronacaPresentazione del libro "Il movimento di Riforma nel contesto dell’Ebraismo contemporaneo"

di Aldo Astrologo

Grande interesse ha suscitato la presentazione del libro di Bruno Di Porto: “Il movimento di Riforma nel contesto dell’Ebraismo contemporaneo”, tenutasi in una sala dell’istituto Pitigliani a Roma in cui si sono assiepati circa 80-90 persone. Un numero considerevole se si pensa che l’argomento tratta una minoranza inserita in un’altra minoranza.Come si può intuire, un libro che parla di riforma ebraica difficilmente poteva essere presentato in un ambito comunitario come quello romano che è per definizione ortodosso; probabilmente per questo motivo è stato scelto il Pitigliani che è meno vincolato alle direttive comunitarie della capitale.Tutti gli intervenuti hanno fatto a gara a presentare il loro ebraismo progressivo come fautore di pace, di chiarezza, di non intrusione verso le altre due correnti ebraiche.

Se questo avverrà non possiamo saperlo anche perché parliamo di contesti diversi a seconda del paese dove vivono ebrei. Infatti solo per fare un esempio, è chiaro che Stati Uniti,Israele e Italia hanno realtà e numeri diversi. Nonostante questo, è utile riportare idee e opinioni diverse che possono portare ad un arricchimento culturale e ad una nuova, parziale visione ebraica o ad un arroccamento su posizioni tradizionali.

Lo scopo è sempre quello di fare in modo che l'ebraismo continui e non perda per strada i suoi membri ma i mezzi possono essere diversi.

Vediamo attraverso alcuni interventi come si è svolta la giornata Dopo una breve introduzione del consigliere del Pitigliani, Daniele Naim che ha riferito di alcune "innovazioni" nella liturgia ebraica risalenti al secolo passato, è intervenuto Joyce Bigio co-presidente della federazione italiana dell'ebraismo progressivo e membro Ucei, il quale è partito dai numeri, ricordando che l'ebraismo progressivo è presente in Italia con quattro sedi: due a Milano, una a Roma e una a Firenze per un totale di 600 membri, mentre nel mondo si contano un milione e ottocentomila persone. Per lui è una questione di appartenenza e le eventuali differenze fra ebraismo ortodosso e progressivo non devono portare a esasperazioni o estremismi, perché le diverse correnti possono convivere. La Torà deve essere accettata come una sfida dinamica perché tutti ci rifacciamo ad essa, anche se   a volte la interpretiamo diversamente. La Torà deve esser vista alla luce della vita moderna, per sopravvivere e prosperare. Bisogna eliminare i contrasti anche con i familiari non ebrei. Dobbiamo accogliere tutti i figli e camminare sulle vie della Torà perché i suoi sentieri sono pacifici.

La seconda relatrice è Franca Coen co-presidente. La sua relazione si è incentrata sul ruolo della donna nell'ebraismo e nell'ebraismo progressivo. Quindi supporta il pensiero della pari dignità e della pari opportunità nel campo religioso e nel rituale. Questo vuol dire uomini e donne non separati durante la preghiera, la possibilità di avere rabbine, uguale maggiorità religiosa per le donne; accettazione ebraica per gay e lesbiche. Ricorda che nella Bibbia in un periodo c'è stato un matriarcato, come quelli di Ruth e Tamar, inoltre fino ad un certo periodo era l'uomo che influiva sulla prole. Questo vuol dire che qualcosa si può cambiare. Ha ricordato anche che negli USA l'emancipazione femminile data dal 1800 e che una rabbina del 1935,morta ad Auschwitz, è stata "rivelata" nel 1989.Fino a poco fa le donne facevano funzione pubblica solo fra donne, mentre ora lo fanno normalmente.

Di un altro tenore il ragionamento di Carlo Riva, presidente di Lev Chadash di Milano: “Ci deve essere un idealismo fondato sull' ebraismo, bisogna avere la capacità di fare del bene. Tutti gli ebrei sono in cammino, bisogna studiare e stare nel mondo che ci circonda. Se ci rivolgiamo solo indietro , finiremo come gli altri popoli. Dobbiamo guardare avanti con eticità e avere un dialogo interebraico.”

È stata poi la volta dell' autore del libro,Bruno Di Porto il quale ha rinnovato il suo pensiero di tolleranza e di inclusione, ricordando che già nell' antichità ci si divideva e c'erano lotte intestine dannose come per esempio, tra Sadducei e Farisei. Il nostro cuore, però, tende all'unità, ci deve essere profondo rispetto per tutti, non bisogna mettere l'altro alla porta, ci deve essere parità della donna. Esiste una visione evolutiva dell' ebraismo, la Torà è la storia dell' umanità ed è storia in progresso. Certo ci sono argomenti di discussione ma siamo profondamente ebrei e cerchiamo di non dividerci ma di unirci.

Viene data la parola al pubblico e Giorgio Gomel pessimisticamente afferma la necessità di una pluralità di voci e di tolleranza versol' altro: “Noi ebrei falliamo, siamo esclusivi, come si fa a salvare la pluralità? Esageriamo nelle difesa del nostro particolare".

Marco Di Porto parla della recente legge in Israele e ripropone l'eterna domanda: chi è ebreo? Si chiede inoltre cosa si sta facendo in ambito UCEI.

Viene risposto che secondo l'articolo 41 dell' UCEI ci possono essere rappresentanti che non votano ma sono osservatori, quindi è un riconoscimento politico. Oppure si può chiedere riconoscimento come associazione ebraica. Due sono le vie: o fare causa all' UCEI o fare accordi con l' UCEI.

Si parla poi in generale di un "diritto al ritorno" futuro, della fecondazione surrogata e del fatto che la conversione progressiva è accettata da Israele.

Per finire il nipote dell' autore del libro, interviene dicendo che se l'ebraismo non ha dogmi, allora bisogna discutere del dogma principale: l' esistenza o meno di D.O.

Risponde Bruno Di Porto  che noi ebrei abbiamo un rapporto particolare con l' Eterno; per tradizione, per ritualità e l' ebraismo progressivo può o potrebbe non avere D..

Ricorda che un rabbino ortodosso dichiarò: “Sono un rabbino ma sono ateo”.

E con questa citazione concludiamo una mattinata densa di spunti anche di contraddizioni ma certamente utile nella ricerca di punti di contatto anche se viene ricordato che in Europa ci sono stati dove vi sono tutte e tre le anime ebraiche e nel rispetto reciproco si va d' accordo.

 

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