CronacaOspitalità ed empatia
di Aldo Astrologo
Per il terzo anno consecutivo la Comunità ebraica di Roma si è adoperata per far venire nella capitale i genitori israeliani che hanno perso un figlio nelle guerre o nei vari attentati terroristici in Israele. In generale sono circa 60 persone che usufruiscono di questa iniziativa per passare qualche giorno diverso dal solito, per visitare Roma e sperimentare la sua ospitalità.
Non si può capire il loro stato d'animo se non si è stati con loro almeno poche ore. La Comunità cerca di distrarli portandoli in giro un po' come si fa con i turisti: Colosseo, monumenti e un po' come si fa con gli amici: Tempio, pranzo, anche discoteca, scuola e infine cerimonia alla ex Casa di Riposo Ebraica. Qui, con una piccola ma suggestiva e anche struggente cerimonia, viene scoperta una pietra dove sono ricordati i nomi dei loro figli.
Ricordiamo che ogni volta i partecipanti sono diversi da quelli della volta precedente e quindi in tre anni sono circa 90 i nomi ricordati.
Vedere sui loro volti la commozione quando vedono che persone lontane rendono omaggio e menzionano il loro caro, è qualcosa che ti entra nell' anima e te li fa veramente sentire fratelli.
La commozione di coloro che in quei quattro giorni li hanno guidati e si son presi cura come fossero i "loro genitori" era tangibile, così come l'espressione di gratitudine che traspariva dagli sguardi degli ospitati
Una vera dimostrazione che "il popolo [ebraico] è uno ".
Vogliamo far sapere che questa iniziativa ha molto successo perché per venire a Roma si erano proposti in 500 e si son dovuti sorteggiare i nomi.
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