CronacaIl Pioniere, la Diaspora, la Libertà
di Dova Cahan
Il mese scorso, in occasione della Giornata della Cultura ebraica in Europa, sono venuta di nuovo in Italia per parlare ancora del libro che ho scritto su mio padre e la mia famiglia. La prima tappa quest’anno è stata Fiuggi, una famosa stazione termale non lontano da Roma. Dopo una breve visita nel suo antico quartiere ebraico, Anticoli, da cui molto probabilmente provengono molti romani che lo ricordano nel loro cognome, ho potuto incontrare nella chiesa di S. Stefano il signor Pino Pelloni dell’omonima Fondazione e la signora Giovanna Napolitano Morelli. Nella sala consiliare del Comune, alla presenza della curatrice Lucia De Miceli, del sociologo Giorgio Pacifici, del signor Natan Orvieto e di altri, ho poi ricevuto il premio “La Menorah di Anticoli”.
Successivamente sono intervenuta sullo stesso argomento nei pressi della fastosa sinagoga di Siena e a Livorno accanto a Guido Guastalla.
Il tema della Giornata di quest’anno era era “La Diaspora, Identità e dialogo”, un argomento a me molto caro, poiché io stessa sono figlia di questa cultura.
Per il mio popolo la diaspora rappresenta quel percorso storico di dispersione e continuo esilio che si verificò in due distinti momenti della storia. Il primo risale alla conquista di Gerusalemme da parte dei babilonesi nel 587 prima dell’Era Cristiana ed alla conseguente deportazione della popolazione ebraica, noto anche come il periodo della "cattività babilonese".
Il secondo, iniziò con le tre “Guerre giudaiche” che, tra il 70 e l’anno 135 di questa era, videro i romani reprimere violentemente la popolazione e distruggere totalmente Gerusalemme. La maggior parte degli ebrei venne deportata in terre lontane in un esilio che dura a tutt’oggi.
Mio padre, che come ho già raccontato, nacque in Romania e fu costretto dalle persecuzioni a migrare più volte, era un fervente sionista. Il suo desiderio più grande era infatti quello di andare a vivere nell’antica Terra dei Padri e poter così partecipare al Risorgimento del nostro popolo. A questo proposito egli scrisse un articolo per il giornale "Hanoar Hazioni" - "Gioventù Ebraica, intitolato "Hahalutz" ossia "Il Pioniere".
Il Pioniere era colui che preparava se stesso e i propri compagni al lavoro della terra arida e pietrosa di Israele e alla costruzione dell’Ishuv. Un lavoro duro e avventuroso all’insegna dell’altruismo e dell’arricchimento individuale e collettivo. E’ il movimento pionieristico che ha gettato il seme da cui è risorto il popolo ebraico. Un popolo che con la riscoperta e la rivalorizzazione della sua identità nazionale ha saputo costruire un sistema sociale meno ingiusto di quello che ha dovuto sopportare durante i secoli diasporici.
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