CronacaDue musulmani auspicano un “Patto nazionale per un Islam italiano” con un chiaro “no” all’antisemitismo
di Alessandra Boga
Mercoledì 1 febbraio è stato firmato il “Patto d'Alleanza” tra lo Stato Italiano e le Comunità Islamiche Italiane, undici per la precisione. Il ministro degli Interni Marco Minniti ha parlato di “un giorno importante, un passaggio utile per il presente e il futuro del nostro Paese attraverso il dialogo interreligioso”. Il documento, come spiegato dal portale “Moked” dell’ebraismo italiano, sancisce l’intenzione di tutelare la libertà di culto in Italia con il pre-requisito fondamentale, ha detto il ministro Minniti, di ripudiare ”qualsiasi forma di violenza e terrorismo”. “È un patto – ha spiegato – che allude in prospettiva ad un’intesa. L’hanno firmato associazioni che hanno storie e sensibilità differenti e che in altri momenti non avrebbero sottoscritto un documento comune. Tutti i firmatari si sono impegnati a rifiutare qualunque forma di guerra e di terrorismo”.
In particolare è un testo di dieci punti che prevede tra l’altro la formazione di imam e guide religiose, dopodichè si passerà ad un albo degli imam vero e proprio che includerà anche le donne, e il controllo sul finanziamento delle moschee e delle associazioni, facendo in modo che gli Stati stranieri finanziatori non influiscano nella realtà islamica italiana.
Tra i firmatari c’erano Maryan Ismail, presidente dell’Associazione madri e bimbi somali di Milano e l’imam Sergio Yahya Pallavicini, vicepresidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica), con sede sempre a Milano. Maryan Ismail ha spiegato che nell’ambito della lotta all’estremismo e al terrorismo di matrice religiosa – a causa del quale lei ha perso il fratello Yusuf, ambasciatore presso le Nazioni Unite a Ginevra, ucciso venerdì 23 marzo 2015 presso il Maka Al Mukarama Hotel di Mogadiscio in un attentato di al Shabaab, Al Qaeda in Somalia –, vorrebbe includere esplicitamente la lotta all’antisemitismo. “All’interno del mondo islamico è innegabile che ci sia antisemitismo – ha ammesso Maryan –. “È inutile anche fare distinzioni, come ha fatto la consigliera comunale di Milano in un programma televisivo - il riferimento è a Sumaya Abdel Qader e ad un suo intervento al programma “Otto e mezzo” condotto da Lilli Gruber su La7 –dicendo di essere antisionista – e non antisemita – perché, come ha detto Napolitano, l’antisionismo è antisemitismo. E lavorerò perché ci sia un dibattito serio su questo”. D’accordo si è detto anche l’imam Pallavicini, che ha affermato: “Purtroppo ci sono troppe prese di posizione di pancia e non di cervello. Noi parliamo con il secondo ma dobbiamo trovare una soluzione per chi pensa solo con la pancia. La difesa dell’identità ebraica è qualcosa di non negoziabile, e deve esserlo per tutte le associazioni che hanno firmato con lo Stato”. Concorderanno anche gli altri musulmani firmatari del Patto? Nella foto, sulla destra, Maryan Ismail, Marco Minniti e l’imam Pallavicini.
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