CronacaIl nuovo inquilino della Casa Bianca e le sue promesse elettorali per il Medio Oriente
di Alessandra Boga
Ha provocato entusiasmi, ma anche paure e scontri violenti l'elezione dell'imprenditore miliardario Donald Trump come 45° Presidente degli Stati Uniti: una sorta di shock o di "risveglio" nel mondo a seconda dei punti di vista. Tra i soddisfatti c'è il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, che notoriamente ha avuto forti tensioni con l'amministrazione di Barack Obama. Trump "è un amico sincero dello stato di Israele. Agiremo insieme per portare avanti la sicurezza, la stabilità e la pace nella nostra regione", ha affermato Netanyahu. "Il forte legame tra Usa e Israele si basa su valori, interessi e destino comuni. Sono sicuro che Trump ed io - ha concluso il primo ministro israeliano - continueremo a rafforzare l'alleanza speciale tra i due Paesi e la eleveremo a nuove vette". "E' finita l'era dello Stato palestinese", ha commentato Naftali Bennett, ministro dell'Educazione e leader del partito di destra religiosa Focolare ebraico, movimento dei cosiddetti coloni. "La sua ( di Trump, ndr) vittoria - ha aggiunto Bennett - è una formidabile occasione di Israele per annunciare l'immediata revoca del concetto di uno Stato palestinese nel cuore della nostra terra, che va direttamente contro la nostra sicurezza contro la giustezza della nostra causa". "Questa - ha proseguito Bennett- è la concezione del presidente eletto così come compare nel suo programma politico e di sicuro deve essere la sua politica". Il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha auspicato che il neo-presidente Usa "trasferisca l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme". Nel settembre scorso, durante la campagna elettorale, il tycoon americano aveva incontrato il premier israeliano e gli aveva già promesso che, se fosse stato eletto presidente, avrebbe riconosciuto appunto la città - contesa in quanto considerata sacra peri fedeli delle cosiddette "tre grandi religioni monoteiste" - come capitale "indivisa" di Israele, "unica ed indivisibile", come stabilito nel 1980 dalla Knesset; "capitale eterna del popolo ebraico per oltre tremila anni", ha sottolineato Trump negando quindi le rivendicazioni palestinesi. Inoltre Donald Trump aveva detto che una volta eletto "fra Israele e Usa sarà avviata una straordinaria cooperazione strategica, tecnologica, militare e di intelligence". Jason Greenblatt, uno dei più stretti consiglieri del presidente eletto e possibile suo inviato in Medio Oriente, intervistato dalla Radio militare israeliana ha dichiarato che Trump "non vede negli insediamenti un ostacolo alla pace" e pertanto non li condanna. Ha poi confermato che l'ambasciata americana sarà spostata da Tel Aviv a Gerusalemme. Il quotidiano israeliano Haaretz anche reso noto che Trump, durante un colloquio telefonico, ha invitato Netanyahu a recarsi negli USA "alla prima opportunit
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