La Polonia non accetta la sua storia e condanna al carcere chi tenta di farlo

CronacaLa Polonia non accetta la sua storia e condanna al carcere chi tenta di farlo

di Alessandra Boga

Lo studioso si chiama Jan Tomasz Gross. Nato 68 anni fa nella capitale polacca da padre ebreo e madre cristiana, oggi insegna all’Università di Princeton. Martedì scorso il procuratore della città di Katowice lo ha convocato nel suo studio e lo ha interrogato per cinque ore per aver dichiarato in un’intervista rilasciata lo scorso anno al settimanale tedesco Die Welt, che durante la Seconda Guerra Mondiale “I polacchi uccisero più ebrei che (i nemici) tedeschi”. Il 15 ottobre scorso la Procura di Varsavia aveva aperto un’inchiesta per diffamazione contro Gross, sulla base di un paragrafo del codice penale polacco il quale "prevede che ogni persona che insulta pubblicamente la nazione polacca è punibile fino a tre anni di carcere". Anche la frase dello storico e sociologo è considerata un’offesa alla Polonia.

L’attuale governo di estrema destra di Beata Maria Szydlo (Diritto e Giustizia), eletto lo scorso ottobre, sta pensando a leggi che vietino di parlare di “campi di sterminio polacchi” – compreso quello di Auschwitz, ovviamente voluto, creato e gestito dai tedeschi, ma situato in Polonia – e il Professor Gross rischia di essere la prima vittima del “nuovo corso” che sta vivendo il suo Paese d’origine.

Egli è tra l’altro autore del saggio I carnefici della porta accanto. 1941: il massacro della comunità ebraica di Jedwabne in Polonia, un testo in cui spiega che se da un lato in questa città del nordest polacco c’è una targa che ricorda l’uccisione avvenuta la mattina del 10 luglio 1941 per mano tedesca dei 1.600 ebrei che risiedevano a Jedwabne, dall’altra una ricerca di Gross svela che fu l’allora sindaco polacco Marian Karolak a radunare quelle persone nella piazza centrale, in modo che gli agenti invasori della Gestapo li lapidassero e bastonassero a morte. Il massacro o pogrom venne poi fotografato dalla polizia tedesca e furono coinvolti anche 23 civili polacchi convocati in città da un gruppo paramilitare tedesco conosciuto come Ordnungspolizei (“Ordine della polizia”).

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