CronacaRagazzo giordano presto nell'esercito israeliano
di Alessandra Boga
I suoi genitori, beduini musulmani provenienti dal nord della Giordania, sostenevano la pace con Israele e quando è nato, nel 1996, l’hanno chiamato Yitzhak Rabin in memoria del primo ministro israeliano che nel 1994 aveva firmato il trattato di pace con la Giordania di re Hussein.
La scelta di chiamare così il figlio, ha creato numerosi problemi alla sua famiglia. Il padre ha perso il lavoro e subìto molestie dai parenti e dai vicini di casa. L’ufficio anagrafe giordano ha detto ai genitori che era illegale dare un nome ebraico al proprio bambino, ma in seguito il ministero degli Interni ha garantito la legalità della scelta (nella foto, Yitzhak Rabin da piccolo in braccio alla madre e davanti il documento con cui il governo giordano permetteva ai genitori di chiamare il figlio con il nome del primo ministro israeliano, ndr).
Tuttavia a causa delle continue ostilità subìte dalla gente, la famiglia è stata costretta a fuggire in Israele, a Eilat, dove Yitzhak Rabin Namsy ha vissuto in esilio per 16 anni.
Oggi ne ha 18 e abita nella città israeliana con sua madre; il padre ha lasciato la famiglia un po’ di anni fa, continua a vivere in Israele, ma con l’ex moglie e il figlio mantiene pochi contatti. Tutti e tre risultano ancora “residenti temporanei” nello Stato ebraico.
Presto Yitzhak si convertirà all’ebraismo, già rispetta lo Shabbat e si reca in sinagoga; si è adattato alla cultura israeliana, parla solo l’ebraico e ha amici ebrei.
Non è tutto: ora desidera arruolarsi volontario nell’esercito israeliano per “continuare nel percorso di Yitzhak Rabin, possa essere benedetta la sua memoria”, ha detto il giovane in un’intervista alla stampa israeliana; poi ha aggiunto: “Voglio restituire allo Stato ciò che mi ha dato, in modo che Yitzhak e Leah Rabin siano fieri di me”. Non comprende quale sia il problema per lui ad entrare nell’Israel Defense Forces (IDF): “Mi sono sempre sentito israeliano; anche di più, con un nome come il mio”, ha dichiarato nel novembre scorso a Yedioth Aharanot.
Miriam, sua madre, non rinnega la scelta del nome dato a suo figlio: “Isacco è stato un profeta sia per gli ebrei che per i musulmani”, ha ricordato, e per quanto riguarda il nome Rabin, la maggior parte dei “giordani vuole la pace, allora perché dovrei rinnegare la mia scelta?”.
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