CronacaMagda Haroun e le ultime 13 donne ebree rimaste al Cairo (nonostante l'integralismo islamico)
di Alessandra Boga
Oggi al Cairo rimangono solo 14 donne della vecchia comunità ebraica della capitale egiziana, che contava 80.000 persone. La loro leader è Magda Haroun, nominata dal Consiglio della piccola Comunità Ebraica, e in questi giorni ha fatto sentire la propria voce manifestando in sostegno dei militari che stanno cercando di fare piazza pulita dei Fratelli Musulmani e in generale degli integralisti islamici che hanno preso il potere dopo la cacciata di Mubarak nel 2011. Magda ha insistito sull’ “egizianità” degli ebrei egiziani, come per altro faceva Carmen Weinstein, che l’ha preceduta a capo di questo gruppo, e morta nell’aprile di quest’anno.
D’altra parte, però, la maggior parte di loro (ormai anziana, eccetto Magda e sua sorella Nadia) non ha sposato ebrei ma musulmani, quindi i loro figli sono considerati musulmani dall’islam e dallo Stato egiziano (mentre sarebbero ebrei secondo la legge ebraica). Anche per questo “la nostra comunità sta morendo”, dice Magda. Lei stessa, dato che “non c’erano ebrei da sposare”, si è innamorata e ha sposato prima un uomo musulmano (dal quale ha avuto due figlie cresciute come musulmane) e poi un cattolico.
Se finora non si è saputo praticamente nulla di questo gruppo di donne ebree egiziane, è perché Carmen Weinstein voleva proteggerlo a tutti i costi, perciò lo faceva agire nell’anonimato. In effetti gli egiziani hanno “dimenticato che ci sono ebrei in Egitto”, e forse non è del tutto un male, visto l’antisemitismo che si annida nel Paese, anche se ufficialmente è in pace con Israele.
Sotto Mubarak gli ebrei godevano di “relativa stabilità”, per usare un eufemismo, ma con la presa di potere degli islamisti i pericoli sono notevolmente aumentati. Carmen Weinstein aveva continuato a lottare per i diritti di proprietà degli ebrei e per la restaurazione dei monumenti ebraici, ma la sua morte è stato un ulteriore duro colpo per la piccola comunità ebraica cairota.
E ora che è stata eletta, Magda Haroun non intende tacere su ciò che sta accadendo alla sua gente e si rivolge a tutti gli Egiziani perché “se vogliono venire e condividere con noi il nostro dolore, sono più che benvenuti”.
E non si preoccupino gli egiziani anti-sionisti: il padre di Magda, di idee comuniste, era considerato “un nemico” da Israele e lei, che pure non si ritiene anti-israeliana, definisce il sionismo “un movimento razzista che discrimina i popoli in base alla religione”, e dice di essere “fedele al mio Paese e non a Israele ”: l’essere egiziana e l’essere ebrea “sono entrambi parte di me”, afferma. Seguendo questa linea di pensiero, sostiene i diritti dei Palestinesi e rifiuta il concetto che uno Stato moderno debba basarsi sulla religione (come pensa erroneamente che sia Israele).
Lo stesso vale naturalmente per l’Egitto, perciò Magda ha deciso di combattere contro il deposto presidente Mohamed Morsi, membro dei Fratelli Musulmani. A giugno ha partecipato alle dimostrazioni contro di lui, assieme a persone di religione musulmana e cristiana, a donne in niqab e copte. E si è resa conto di quanto suo padre avesse fatto bene a rimanere in Egitto nonostante tutto (una sorella dell’uomo aveva preferito morire lì di leucemia, piuttosto che farsi portare in Francia per le cure, perché poi non sarebbe più potuta tornare nella sua terra); durante quelle manifestazioni contro la Fratellanza, Magda si è resa conto di essere davvero “parte di questo Paese”.
Il suo sogno è di costruire un museo sull’eredità ebraica in Egitto, vorrebbe dare tombe ebraiche ai correligionari che rimangono in Egitto e ingaggiare un rabbino. Per farlo, però, ha bisogno dell’approvazione del governo e soprattutto di soldi. Si è già attivata, chiedendo al governo ad interim che vengano stanziati mensilmente per la comunità ebraica (che Morsi aveva abolito) 7.400 pounds egiziani (circa 1.070 dollari). “Abbiamo spiegato che è un dovere nell’Islam aiutare i bisognosi, e queste persone sono bisognose”, ha detto, aggiungendo che “è un onore per il governo egiziano prendersi cura di queste anziane donne che rifiutano di lasciare il Paese. Sebbene le loro famiglie siano tutte sparse per il mondo, loro vogliono morire qui”.
Soprattutto Magda vorrebbe che venisse aperta al pubblico la sinagoga del Cairo: “E’ una casa di Dio. Non è misteriosa, non è demoniaca”.
Intanto è di questi giorni l’annuncio che è in dirittura d’arrivo la nuova Costituzione egiziana, che sarà laica e democratica, hanno assicurato i militari. Non ci resta che sperarlo (o sognarlo?).
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