CronacaIsraele, la pace passa (anche) dall'artigianato
di Alessandra Boga
Nuova iniziativa per cercare di avvicinare israeliani e palestinesi, arabi ed ebrei. E’ stata ideata “'Fair Trade Fair Peace'' (“Commercio equosolidale, commercio di pace”), una linea di prodotti artigianali equosolidali realizzati da ebrei israeliani, arabi israeliani e palestinesi della Cisgiordania, allo scopo di “valorizzare le radici comuni di palestinesi “ (arabi, ndr) “ed israeliani con la Palestina storica''. Hanno partecipato 200 artigiani, cinquanta ragazzi, centocinquanta donne e due gruppi di disabili.
Il progetto, presentato a Gerusalemme il 13 maggio, è finanziato dall’Unione Europea, che ha sborsato circa 600mila euro per questo. Hanno partecipato la Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti (Cospe, Italia), l’ong israeliana della Galilea Sindyanna e la Bethlehem Fair Trade Artisans (BFTA), la principale cooperativa di artigiani di Betlemme in Cisgiordania. Inoltre sono coinvolte altre associazioni italiane: la Cooperativa Commercio Equo e Solidale di Lecce, la Cooperativa Ex Aequo di Bologna, la Rete di Economia Etica e Solidale delle Marche, l’associazione Women, la Provincia di Ancona, la Provincia di Lecce e l’istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce.
Oltre a voler essere una goccia di pace nell’oceano del conflitto arabo-israeliano, l’iniziativa “intende dare dignità e garantire reddito alle fasce della società più deboli, in questo caso i piccoli produttori di Betlemme, le donne del campo profughi di Aida e un gruppo di disabili palestinesi'', ha spiegato all’ANSA Gianni Toma, responsabile della Cospe.
Questi oggetti artigianali verranno venduti anche in Italia e sono stati fatti con legno di ulivo, ceramica, ricami, cesti di olivo e palma di dattero, una gamma di saponi di olio di oliva, erbe, specialità alimentari come za'atar (una miscela di spezie) e miele, ed altri prodotti della cultura israeliana e palestinese.
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