CronacaAla Wahib, arabo musulmano, ufficiale dell'esercito israeliano
di Alessandra Boga
A volte emergono, a volte trovano il coraggio di far sentire la loro voce, dimostrando che arabi e musulmani non sono tutti uguali. Sono coloro che non odiano né gli ebrei né lo Stato d’ Israele.
Di più: c’è chi si è guadagnato anche il grado di maggiore nelle Israel Defence Forces (IDF, l’esercito israeliano), pur essendo arabo e musulmano (e quindi, di norma, esentato dal servizio militare obbligatorio, per non essere costretto a combattere poi contro i “fratelli palestinesi”). E’ il caso di Ala Wahib, 32 anni, arabo-israeliano di religione musulmana il quale è riuscito a non farsi succhiare il cervello dalla propaganda contro lo Stato di Gerusalemme: il suo Stato. Ha raccontato il giovane ad Israel Hayom: “Dall’età di 0 anni mi era stato detto che Israele ci aveva rubato la Palestina, ma a 14 mi sono svegliato. Ho scoperto che gli ebrei non sono cattivi”.
Ed è diventato un fervente sostenitore (ebbene sì) del Sionismo benché viva in un villaggio (Reineh, in Galilea) dove gran parte della popolazione non riconosce ad Israele il diritto all’esistenza. Lui stesso si definisce “un arabo-israeliano sionista” e i suoi sottoposti sono tutti contenti di lui, “il miglior comandante che c’è”, dicono.
È pur vero che, nonostante sia da ben 12 anni nell’esercito (ha servito in Libano, a Gaza, in Giudea ed in Samaria), Ala ha ancora delle reticenze a parlare delle sue posizioni patriottiche filo-israeliane . Si è sempre trovato tra due fuochi: da una parte gli abitanti del suo villaggio, che immancabilmente lo consideravano un traditore, dall’altra le stesse IDF, che non capivano a pieno quali erano le sue motivazioni. Dopotutto lui era un arabo, era un musulmano!
Tuttavia Ala ha deciso di parlare, “perché è importante per me mostrare all’opinione pubblica araba cosa stia perdendo.” E non solo: “Ci sono tantissime persone (nella comunità araba) che vogliono arruolarsi, ma hanno paura e non sanno se saranno accettate nel loro ambiente. È importante per me mostrare loro la strada che ho percorso, e far capire loro che è possibile”. Una strada che l’ha portato anche a visitare i campi di sterminio nazisti in Polonia, insieme ad altri ufficiali suoi commilitoni, quattro anni fa. Cosa particolarmente importante per lui, “cresciuto in una società che nega la Shoà”. Arrivato lì, il giovane è rimasto scioccato, ha pianto molto … e ha compreso: "Io credo nella fede musulmana, e non l’abbandonerò mai, ma penso che il sionismo sia più di una religione. E’ qualcosa che rappresenta pienamente il mio senso di appartenenza allo Stato d’Israele e alla società israeliana, e l’immenso impegno che io ho di proteggere e vegliare sul Paese di cui sono parte”.
La sua famiglia, alla fine, ha accettato la scelta del giovane di entrare nell’esercito israeliano … ma sua madre (rimasta vedova), ha rotto ogni rapporto con lui, quando Ala si è innamorato di una ragazza cristiana (gli è rimasta solo la famiglia della seconda moglie del padre).
3 commenti
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da Laura Buccino
Nascere è un'opportunità casuale, pensare un obbligo
:) - da pasquale romano una rondine nn fa primavera !
- da Maurizio Curto Un uomo coraggioso.
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