CronacaLa Polonia ospita il più grande raduno di rabbini dall'epoca della Shoah e riapre l'inchiesta su Auschwitz
di Alessandra Boga
Martedì 1° novembre decine di rabbini provenienti da tutta Europa si sono riuniti a Varsavia nella conferenza europea (della durata di tre giorni) che si tiene ogni due anni. Si tratta del più grande raduno di leader religiosi ebrei mai organizzato in quella città dalla Seconda Guerra Mondiale. Definito dal Rabbino Capo locale Michael Schudrich "un vero e proprio testamento per la rinascita della vita ebraica in Polonia", l'evento è stato inaugurato direttamente dal presidente polacco Bronislaw Komorowski. Il fatto che Varsavia sia stata scelta come luogo per la 27° conferenza europea, ha commentato Schudrich, è "un tributo a quello che è diventata la Polonia", che prima della guerra era patria della più grande comunità ebraica d'Europa: quasi 3 milioni e mezzo di persone, molte delle quali uccise nei ghetti e nei campi di concentramento.
I partecipanti al convegno hanno discusso dei problemi dell'ebraismo in Europa e nel mondo: dal tentativo del Vecchio Continente di proibire la macellazione kasher degli animali, ai problemi di identità ebraica di chi non ha praticato l'ebraismo da 2-3 generazioni.
Molti ebrei polacchi, infatti, traumatizzati dalla Shoah e dall'antisemitismo che ne è seguito nella società, hanno da allora vissuto come laici o cristiani per timore di nuove persecuzioni e solo oggi hanno iniziato a praticare l'ebraismo.
Dalla conferenza è emerso comunque che negli ultimi 30 anni il numero di ebrei nel Paese è cresciuto da poche migliaia a più di 20.000.
La conclusione dell'evento prevede l'incontro con i "Giusti gentili" polacchi cioè i cristiani che hanno rischiato la loro vita per salvare quella dei connazionali ebrei.
Un altro significativo passo avanti della Polonia per lo storico "riavvicinamento" con i suoi cittadini di religione ebraica è la riapertura dell'inchiesta su Auschwitz, cessata nel 1970 a causa delle difficoltà nell?ottenere testimonianze al di fuori del blocco comunista, al quale la Polonia apparteneva durante la Guerra Fredda.
Torna a occuparsi delle indagini l'Istituto Polacco della Memoria Nazionale. Tanto per cominciare verranno considerate le testimonianze di 500 sopravvissuti a Cracovia, situata vicino al campo di sterminio, testimonianze raccolte con la piena collaborazione del Museo di Auschwitz e di altre organizzazioni, polacche e non, che si occupano di documenti e ricerche sul tema.
L'obiettivo sarebbe quello di portare i nazisti ancora vivi davanti alla giustizia. Comunque è già d'interesse storico riuscire ad "attuare un'esatta rievocazione dei metodi di lavoro dei criminali di Auschwitz", secondo il presidente dell'Istituto Lukasz Kaminski. "Vogliamo documentare tutti i metodi di esecuzione, tutti i tipi di esperimenti medici condotti sui prigionieri da Josef Mengele e dai suoi aiutanti, e capire le esatte modalità con cui i prigionieri sono stati trasferiti da Auschwitz agli altri campi prima di morire", auspicano i partecipanti.
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