CronacaAlcune reazioni al rapporto Palmer
di Elena Lattes
Se è vero che la Turchia sta scatenando un putiferio sulle sue relazioni con Israele a causa del rapporto Palmer, è altrettanto vero che nessuno, o quasi, in Italia ha prestato attenzione a reazioni ben diverse da quelle del primo ministro Erdogan. Da notare, soprattutto, quella di un altro Paese musulmano: il Kuwait. Forse è demograficamente ed economicamente irrilevante, ma dal punto di vista politico e diplomatico è sicuramente un segno importante. L'Onu, attraverso il Rapporto Palmer, ha stabilito che il blocco di Gaza è non solo legale, ma anche legittimo e che quindi il violento tentativo di rompere l'embargo da parte della flottilla, capeggiata dalla nave turca Mavi Marmara costituì l'anno scorso un attacco deliberato dal quale Israele aveva (e ha) tutti i diritti di difendersi. Anche se il Rapporto chiede ad Israele di esprimere il proprio rincrescimento per i morti provocati negli scontri, riconosce che le responsabilità maggiori delle violenze sono da imputare ai terroristi dell'IHH che occupavano quelle navi.
Ebbene, prima ancora della pubblicazione ufficiale (ritardata dalle minacce turche e dai conseguenti tentativi statunitensi ed europei di convincere Erdogan e Netanyahu a scendere ad un compromesso), il Kuwait ha ritirato il piano di perseguire legalmente Israele attraverso la Corte Penale Internazionale dell'Aia per l'arresto di alcuni parlamentari del piccolo Paese del Golfo che erano presenti sulla Flottiglia.
Il dott. Waleed AlـTabtabaie, che era tra i passeggeri, aveva chiesto che il governo israeliano venisse processato per ?l'aggressione e l'umiliazione subita dall'esercito?, ma il ministro della giustizia kuwaitiana che inizialmente aveva accolto la mozione, ha bocciato l'iniziativa. I legali kuwaitiani lo avevano avvisato che Israele stava per essere assolto poiché il Rapporto Palmer stabiliva che la Mavi Marmara era andata contro la legge internazionale entrando nelle acque territoriali israeliane senza autorizzazione. Il governo kuwaitiano, ha quindi avuto il timore di perdere la causa e di dover pagare miliardi di dollari al governo di Gerusalemme.
Un'altra reazione degna di nota, è quella dell'opposizione turca capeggiata da Kemal Kilicdaroglu che ha aspramente criticato la decisione di Ankara di ridurre e successivamente interrompere i rapporti con Israele. "Non può venire nulla di buono da tutto questo e non c'è bisogno di mettere a rischio i nostri interessi con azioni meschine". Ha affermato. Pur criticando comunque il Rapporto, Kilicdaroglu ha dichiarato che il governo in questo modo ?si è messo in un angolo da solo? mettendo a rischio gli interessi della stessa Turchia. ?Questo è un duro colpo per la nostra politica estera. A che serve? Israele può sostenere che l'ONU ha espresso parere positivo sul blocco di Gaza . Che risultati ha portato il raid? Avremmo dovuto pensarci prima.? ha concluso.
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